Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Mag 31, 2012 Redazione Ambiente 0
Sembrava essere finito tutto due anni fa quando, di fronte all’approvazione di quel progetto da parte del consiglio comunale di Ischitella, si era scatenata la pretesta dei cittadini, del mondo politico e degli ambientalisti. Ora però la questione “eolico off-shore” nel mare del Gargano ritorna e la querele è destinata a riaccendersi.
A far cambiare il vento è il via libera del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al progetto firmato Seva, la stessa società, con sede in Valle d’Aosta, che si fece avanti due anni fa. Oggetto: due parchi eolici off-shore a circa 4,5 chilometri dalla costa tra i Comuni di Ischitella, Cagnano Varano e Rodi Garganico.
Il primo parco consisterebbe nell’installazione, nella fascia costiera tra Cagnano Varano e Ischitella, di 67 aerogeneratori alti 90 metri, distanti dalla costa circa 3,5 chilometri e posizionati su fondale tra i quindici e venti metri, per una superficie interessata di venti i metri quadrati
Il secondo parco invece interesserebbe il tratto di costa tra Rodi Garganico e Ischitella prevedendo l’installazione di 35 pale eoliche, alte 90 metri, distanti circa 5 chilometri dalla costa e toccando un’area di circa 9 chilometri quadrati.
Da qui la richiesta del Partito Democratico di Ischitella al primo cittadino del paese Piero Colecchia:
“Intervenire per scongiurare questo grave danno ambientale ed economico che si vuole perpetrare ai danni dalla nostra collettività”.
Tante le ragioni spiegate a sostegno della loro richiesta: oltre all’impatto ambientale, il danno al paesaggio provocato dall’effetto visivo che tali parchi offrirebbero con oltre 100 pale installate, i danni all’avifauna, le eventuali conseguenze per il turismo e la pesca, due delle fonti principale di attività economica del Gargano.
A screditare il tutto ci sarebbe anche l’esiguo ritorno economico, con un impatto sulla forza lavoro limitata alla realizzazione del progetto, ma non alla sua gestione (riservata alla Seva). Il corrispettivo, fanno notare gli esponenti del Partito Democratico, non è paragonabile al danno subito dal territorio: nelle casse del comune entrerebbero trecentomila euro l´anno ovvero lo 0,4% di quanto intascherebbe la Seva per la vendita dell’energia.
La Redazione
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