Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Set 03, 2012 emanuele.tozzi Ambiente 0
Mare Adriatico in tempesta. Mentre gli italiani si godevano le sospirate vacanze, il governo Monti autorizzava le indagini geosismiche per la ricerca di petrolio al largo dell’arcipelago delle Isole Tremiti.
Con l’ok all’istanza di permesso di ricerca d 494 B.R-.EL, da parte del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, in concerto con il Ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, la multinazionale irlandese degli idrocarburi Petroceltic, a ridosso di Ferragosto, ha visto accogliere la propria richiesta a eseguire ispezioni petrolifere di fronte alle Isole Tremiti, a 13 miglia in direzione Nord dal promontorio del Gargano. La Regione Puglia, però, ora alza la testa e promette battaglia.
Il caso finisce in Consiglio regionale, previsto per domani 4 settembre, come deciso dal suo presidente Onofrio Introna, mentre l’ente Parco Nazionale del Gargano chiama in appello i 18 sindaci delle aree coinvolte, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e quello della Provincia di Foggia, Antonio Pepe. Il tema è quello spinoso della corsa all’oro nero con, da un lato, la volontà di cercare idrocarburi nel mare Adriatico e, dall’altro, la necessità di preservare e valorizzare una meravigliosa area marina protetta come le Isole Tremiti.
Durante l’incontro, che avrà luogo presso la sede dell’ente Parco a Monte Sant’Angelo, saranno valutate le azioni da intraprendere contro i pareri dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali. Non è esclusa neanche la possibilità di dare mandato a un legale per esaminare la correttezza o meno del decreto anche perché, secondo la Regione Puglia, come rende noto il suo assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro, non sarebbero state rispettate le obiezioni all’autorizzazione presentate dalla Regione Puglia e dalla Regione Molise. Inoltre sarebbero passate inosservate anche le richieste dei settemila cittadini che il 23 gennaio 2010 avevano manifestato a Monopoli e dei 15mila che lo scorso 21 gennaio, sempre nella cittadina pugliese,
hanno espresso ancora una volta tutta la loro contrarietà.
E la protesta non si placa di certo ora: è stato fissato per il 6 settembre a Termoli l’incontro per una nuova grande manifestazione (come quella dello scorso anno, cui partecipò anche Lucio Dalla) che vedrà coinvolti i sindaci di tutti i comuni costieri del Molise, Abruzzo e Puglia. In prima linea contro le trivellazioni anche Legambiente che in un recente rapporto ha ribadito come, secondo le stime del ministero dello Sviluppo economico, nei fondali marini siano presenti solo 10,3 milioni di tonnellate di petrolio, un quantitativo sufficiente per il fabbisogno nazionale per appena 7 settimane.
“Abbiamo soltanto applicato la legge” è stata la replica del ministro dell’Ambiente Corrado Clini precisando che la richiesta esclude le aree interdette dalla legge e che si tratta comunque di un parere di compatibilità riguardante solo la ricerca sismica preliminare con tecnica, molto diffusa tra i cercatori d’oro nero, degli air-gun (detonazioni subacquee che utilizzano delle gigantesche bolle d’aria per rilevare la presenza di idrocarburi nei fondali) e non un via libera alle trivellazioni (quest’ultime, però, solitamente rappresentano la fase successiva in caso di presenza di petrolio o gas nel sottosuolo).
L’autorizzazione finale spetterebbe al ministero dello Sviluppo economico. Per questo, a detta di Clini, non sarebbero state prese in considerazione le obiezioni della Regione Puglia e della Regione Molise. Solo dopo le ricerche, secondo il ministro, sarà possibile valutare l’opportunità dello sfruttamento delle risorse nell’Adriatico, coinvolgendo tutte le regioni italiane e di concerto con la Croazia e la Slovenia. Insomma si deciderà se il petrolio ci sarà.
Emanuele Tozzi
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