Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Mag 06, 2014 Redazione Ambiente 0
Non di “massima pericolosità” come si era inizialmente ipotizzato, ma ad “elevata pericolosità e più importanti di quelli trovati in altri territori”. Di questa tipologia sarebbero, secondo le ultime fonti della Procura, i rifiuti trovati stamattina nella cava di Cerignola dai militari del N.O.E..
Sono stati interrotti gli scavi avviati stamattina a Cerignola, nel foggiano, in contrada “Borgo Libertà” per verificare la presenza e la natura di eventuali rifiuti tombati: dal sottosuolo sono emersi, infatti, pezzi metallici che hanno fatto sospettare la presenza di fusti con materiale radioattivo. Un’ipotesi poi smentita da fonti della procura. Quelli trovati, infatti, sarebbero stati classificati come rifiuti ad “elevata pericolosità e più importanti di quelli trovati in altri territori” ma non di “massima pericolosità”. Non si tratterebbe dunque di rifiuti radioattivi.
I carabinieri del Comando Provinciale e quelli del Noe, Nucleo Operativo Ecologico di Bari, hanno avviato i carotaggi nella cava situata vicino alla diga “Capacciotti” alla presenza dei consulenti della Procura della Repubblica della direzione distrettuale antimafia del capoluogo pugliese. L’area in questione era stata sequestrata lo scorso 11 aprile nel corso dell’indagine “Black Land”, l’operazione che ha portato all’arresto di 13 persone (una è ancora ricercata) ritenute responsabili di traffico illecito di rifiuti dalla Campania alla Puglia attivo da diversi anni. Tra gli arrestati anche il proprietario della suddetta area, Francesco Pelullo.
Tra le persone coinvolte dall’inchiesta, principalmente imprenditori del foggiano e del napoletano, c’è anche il nome presente nella lista consegnata alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti nel 1997 dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone che in tempi non sospetti aveva parlato di un traffico di rifiuti illeciti diretti in Capitanata e provenienti dalla vicina Campania.
Da giorni i militari sono all’opera per scandagliare numerose cave abbandonate che sarebbero state utilizzate per seppellire un’enorme quantità di rifiuti speciali e pericolosi provenienti dalla Campania. Gli scavi di Cerignola seguono quelli effettuati nell’ex cava di Ordona, che ha fatto emergere nei giorni scorsi un’ingente quantità di rifiuti interrati, e quella di ieri ad Apricena dove è stato trovata una cava piena di rifiuti speciali di ogni tipo, anche ospedalieri.
La Redazione
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