Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Lug 31, 2015 Redazione Ambiente 0
Le associazioni che si oppongono alle trivellazioni in Adriatico chiedono di verificare se i Paesi transfrontalieri, Croazia, Albania e Montenegro, sono stati interpellati nelle procedure di Valutazione Impatto Ambientale.
“Le prospezioni petrolifere autorizzate a giugno dal Ministero dell’Ambiente italiano su oltre 3 milioni di ettari del mare Adriatico da Rimini al Salento hanno seguito un iter corretto?
Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha notato che in ben 9 decreti di Valutazione di Impatto Ambientale V.I.A. positiva emanati dal Ministero dell’Ambiente Italiano per ben 10 permessi di prospezione/ricerca (uno dei decreti vale per due permessi) richiesti da quattro operatori, non vi è traccia del coinvolgimento degli altri stati che si affacciano sull’Adriatico, come Croazia, Montenegro ed Albania. Questo nonostante sia sottoposto ad indagine praticamente 1/3 della superficie dell’Adriatico con permessi contigui in alcuni casi alle acque di competenza di altri paesi. La Convenzione internazionale di Espoo, ratificata da Italia, Croazia, Montenegro, Albania e Comunità Europea, le direttive comunitarie in materia di Valutazione di Impatto Ambientale e lo stesso Testo Unico sull’ambiente (D.lgs.152/2006) prevedono obbligatoriamente il coinvolgimento degli altri stati nelle procedure di V.I.A. qualora siano ipotizzabili impatti nei territori di paesi limitrofi. E’ il caso in esame? La tecnica dell’airgun prevede l’emissione di potenti onde acustiche nel mare ogni pochi secondi attraverso esplosioni di aria compressa. Il rumore prodotto, per stessa ammissione del Ministero dell’Ambiente, può provocare un impatto consistente sulle biocenosi, in particolare pesci e cetacei, anche a grandi distanze.
Paradossalmente è lo stesso Ministero dell’Ambiente a chiarire nei Decreti che gli effetti possono rilevarsi a decine di chilometri, visto che prescrive di non effettuare più ricerche in contemporanea in un raggio di almeno 55 miglia nautiche (cioè 100 km!). Ovviamente questa prescrizione dal punto di vista biologico non può certo fermarsi al limite delle acque di pertinenza italiana, visto che onde acustiche, delfini, capodogli e pesci non riconoscono i limiti amministrativi. Tra l’altro gli stessi individui di diverse specie di cetacei si muovono tra le acque dei vari paesi e, quindi, per difendere le popolazioni animali che frequentano le acque croate dobbiamo prendere le adeguate misure anche nelle acque di pertinenza italiana. Di conseguenza gli altri paesi sono di fatto coinvolti.
Prendendo la distanza di 55 miglia dai limiti dei dieci permessi di ricerca/prospezione in questione si vede chiaramente che vengono coinvolti ampi tratti di mare di competenza di Croazia e Albania.
Le aree dei permessi della Spectrum Geo
La linea di delimitazione tra acque di competenza italiane e croate
Ci troviamo nella stessa situazione del Piano croato di sfruttamento degli idrocarburi nell’Adriatico, per il quale l’Italia ha, alla fine, notificato alla Croazia il proprio interesse a partecipare al procedimento. Lì si trattava di una Valutazione Ambientale Strategica – V.A.S. – transfrontaliera (perché era un piano), qui invece si tratta di una Valutazione di Impatto Ambientale – V.I.A. transfrontaliera (perché sono progetti) ma gli obblighi sono praticamente gli stessi. E’ prevista, infatti, la notifica di tutta la documentazione da parte dello stato procedente agli altri stati. Questi ultimi entro 60 giorni dalla notifica devono esprimere l’interesse o meno a partecipare alla procedura. In caso affermativo, hanno 90 giorni di tempo per depositare osservazioni, assieme a quelle eventualmente pervenute da associazioni, enti e singoli cittadini.
Il Forum Italiano per l’Acqua, i No Carbone di Brindisi, il Forum dei Territori Molisani, il Coordinamento No Ombrina e il movimento Trivelle zero nelle Marche chiedono al Ministero dell’Ambiente italiano di chiarire questo aspetto che può sollevare un problema di rapporti tra stati e di applicazione delle normative comunitarie in materia di V.I.A..
Qualora non vi sia stato alcun coinvolgimento di Croazia, Albania e Montenegro, il Forum ha già richiesto con una dettagliata nota la revoca immediata dei nove decreti e l’avvio delle procedure di V.I.A. transfrontaliere, che certo non possono essere svolte a posteriori rispetto all’emanazione dei decreti stessi.”
Ecco la Nota inviata al Ministero dell’Ambiente e alle regioni coinvolte dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
COMUNICATO STAMPA
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