Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Dic 08, 2011 Redazione Attualità 0
Un tavolo al Ministero delle Infrastrutture tra Stato, Ferrovie e Regioni. Questo l’esito della protesta che ieri 7 dicembre ha unito i sindaci dei comuni pugliesi contro i tagli ai convogli firmati Trenitalia. In ballo il diritto alla mobilità dei cittadini meridionali, un diritto schiacciato dal nuovo orario che, dal 12 dicembre, metterà in ginocchio pendolari, studenti fuori sede e i lavoratori del comparto.
Il nuovo orario comporterà la cancellazione di molti collegamenti a lunga percorrenza tra Nord e Sud, la riduzione dei treni notturni e quella del personale della Servirail, della Rsi e della Waastels, le società che per decenni hanno gestito, per conto di Trenitalia, i servizi sui “treninotte”: accompagnamento, biglietteria a bordo, manutenzione.
A Roma, in piazza Croce, c’erano, con i loro gonfaloni, i primi cittadini di Bari (Michele Emiliano), Foggia (Gianni Mongelli), Taranto (Ippazio Stefano), Lecce (Paolo Perrone) e Potenza (Vito Santarsiero). Presenti anche i sindaci di Apricena e San Severo (FG), Ariano Irpino e Fregole (AV), Monopoli (BA), Cisternino, Ostuni e Fasano (BR), Laterza, Mottola, Palagiano e Statte (TA); i rappresentanti delle province di Bari e Brindisi e delle ANCI di Basilicata, Campania e Puglia. Con loro anche la senatrice pugliese Colomba Mongiello. Una protesta maturata a Foggia che lo scorso 29 novembre aveva chiamato a raccolta gli amministratori di Puglia, Campania e Basilicata.
Non sono mancati i momenti di tensione, soprattutto quando Vincenzo Soprano, l’amministratore delegato di Trenitalia, ha fatto sapere che avrebbe ricevuto solo il sindaco di Bari. Solo in un secondo momento agli uffici di Trenitalia riescono ad accedere anche i sindaci di Foggia, Taranto e Lecce, esclusi invece i rappresentanti dei lavoratori.
Dall’incontro con Soprano sono emersi importanti dettagli: stando a quanto spiegato dall’amministratore delegato il piano dei treni con il nuovo orario è stato inviato all’allora Ministro Altero Matteoli lo scorso 7 giugno. Esattamente 6 mesi fa. Nei tre mesi successivi da quella data il Ministero e le Regioni avrebbero potuto far sentire la loro voce, anche perché ci sarebbe stato il tempo di intervenire per eventuali correzioni. Solo dopo quei tre mesi di silenzio il piano è diventato operativo.
“Non è colpa nostra se il ministero non ha avviato alcuna iniziativa territoriale con gli organi istituzionali”, ha detto Soprano.
Risultato: il nuovo orario che entrerà in vigore il 12 dicembre resta valido ma, hanno aggiunto i sindaci alla fine dell’incontro, nel giro di venti giorni ci sarà una riprogrammazione per rimettere parte dei treni soppressi, nell’ambito della revisione del contratto di servizio 2012. Per quanto riguarda quei lavoratori che a causa della riduzione dei treni notturni (800 in tutto, 45 dei quali pugliesi) saranno in mobilità dal 12 dicembre
“per loro ci sarà la possibilità di attingere agli ammortizzatori sociali, a cui ora non avrebbero diritto”, rendono noto i sindaci di Foggia e di Bari.
Alla radice del problema il libero mercato e i privati a cui si stanno assegnando tratte ferroviarie. Se Trenitalia gestisce tutte le tratte, comprese quelle economicamente non redditizie, gli operatori privati se ne lavano le mani. Ecco perché l’intervento deve stabilire, come ha evidenziato Michele Emiliano, che “chi ottiene tratte particolarmente vantaggiose, deve farsi carico dei costi delle tratte meno redditizie, ma ugualmente indispensabili per la funzione sociale ed economica che rivestono”. In pratica è necessario che investano anche gli altri vettori privati affinché ci sia una perequazione nello svolgimento del servizio pubblico.
“Il trasporto pubblico – ha concluso Emiliano – è una delle ragioni dello sviluppo del territorio, ma senza nuove regole, il libero mercato taglierà fuori il Mezzogiorno”.
La Redazione
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