Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
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C’era una volta il giudice di pace: 14 uffici a rischio soppressione in Capitanata
Presto potrebbe essere necessario percorrere chilometri e chilometri anche solo per opporsi ad una semplice multa. E’ questo solo uno degli effetti del decreto presentato dal Ministero della Giustizia che prevede la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Tradotto in parole semplici: molte cittadine della Capitanata potrebbero perdere i loro uffici di Giudice di pace.
Il disegno ministeriale parla della soppressione, in tutta Italia, di quegli uffici che coprono un bacino inferiore ai 100 mila abitanti o che trattano meno di 568 fascicoli all’anno. Questo significa che su 846 uffici di Giudici di pace su tutto il territorio nazionale, ne sparirebbero 674. Un restyling a dir poco traumatico pensato dal Governo per recuperare 1.944 giudici di pace e 2.104 unità di personale amministrativo con risparmi notevoli di investimenti informatici, affitti, stipendi e utenze. Un progetto che riprende quello immaginato nel 2003 dall’allora guardasigilli Roberto Castelli e all’epoca duramente contestato da Udc e Pd.
Soltanto in provincia di Foggia il terremoto colpirebbe 14 uffici che sarebbero accorpati a quelli “sopravvissuti” di Lucera e Foggia. Stando alle tabelle pubblicate sul sito del Ministero, sarebbe questo l’amaro destino per Torremaggiore, Apricena, Castelnuovo della Daunia, Rodi Garganico e Troia (che farebbero riferimento al giudice di pace di Lucera), e per Bovino, Cerignola, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Orta Nova, San Giovanni Rotondo, San Severo, Trinitapoli e Vieste (che sarebbero accorpati all’ufficio di Foggia).
L’unica via di salvezza, prevista dal decreto, per i comuni che vogliano evitare la soppressione delle sedi, è quella di farsi carico (anche in forma associata) delle spese di funzionamento e di attività, compresa la messa a disposizione del personale amministrativo necessario alla gestione dell’ufficio. Ma quanti Comuni sarebbero in grado di farlo in un momento di crisi come quello attuale?
Pina D’Errico
