Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Gen 22, 2012 Redazione Attualità 0
Il made in Italy continua a perdere pezzi. Stavolta a precipitare nel burrone dei colossi esteri è il primo produttore italiano di pomodoro pelati, l’Ar Alimentari. L’azienda italiana, con stabilimenti in Campania e in Puglia, a Borgo Incoronata a due passi da Foggia, e in cui lavorano 700 dipendenti passa sotto il controllo della società anglo-nipponica Princes Ltd, facente capo al gigante Mitsubishi Corporation.
Al colosso giapponese è stato ceduto il 51% dell’azienda italiana leader in Europa nella produzione di pomodori pelati. A dire il vero Princes era già presente da 10 anni nell’azionariato di Ar Alimentari con una quota del 7%, ma un accordo siglato nei giorni scorsi gli ha permesso il grande salto. Domani la comunicazione ufficiale dei due contraenti.
Tra i motivi della cessione ci sarebbe proprio lo stabilimento di Foggia, una mega struttura tra le più grandi e moderne d’Europa la cui costruzione, completata nel 2009, ha comportato un investimento di circa 80mila euro. Probabilmente un passo più lungo della gamba per l’Ar Alimentari soprattutto quando dall’ultimo bilancio disponibile dell’azienda (quello del 2009) risultavano sì ricavi per 272 milioni e utili per 13,7, ma anche debiti finanziari per 127 milioni di euro (91,7 l’anno prima). La crisi avrà fatto il resto.
La costruzione di quello che poi è diventato un impero, specializzandosi nella produzione di conserve dei pelati italiani più prestigiosi, a cui fa capo l’imprenditore 81enne Antonino Russo, risale ai primi anni ’60. E i nostri pomodori non piacciono solo agli italiani: con 300 milioni di fatturato solo il 20% delle vendite del gruppo è realizzato in Italia, il resto in Inghilterra, Germania, Francia e Africa.
La Princes invece esiste dal lontano 1880 quando è stata fondata da Simpson & Roberts: dal 1989 è controllata dalla Mitsubishi Corporation e da allora ha effettuato ben 22 acquisizioni e fusioni. Con 11 stabilimenti, un fatturato di 1,6 miliardi, di cui metà con marchi propri, è una delle società europee con maggiore rapidità di crescita.
La confluenza di una grande azienda italiana come l’Ar Alimentari nella galassia estera non fa neanche più notizia: non è che l’ennesima dopo Gancia, Parmalat, Perugina, Bertolli e, andando ancora più a ritroso, la Buitoni, Perugina, ecc.
Secondo alcuni analisti la mossa dell’ultima azienda italiana finita nelle mani straniere è stata dettata da una scelta saggia perché anche la proiezione internazionale ne risulterà rafforzata, ma oltre agli impegni produttivi presi negli anni dall’azienda, a preoccupare, secondo i sindacati, è un’altra questione: la garanzia del mantenimento dei posti di lavoro.
La Redazione
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