Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Mar 26, 2012 Redazione Attualità 0
Quello avvenuto lo scorso sabato nell’Istituto di pena di Foggia non è che l’ennesimo segnale della grave situazione vissuta tra quelle mura. Un detenuto ha aggredito tre agenti penitenziari, due assistenti capo e un sovrintendente, provocando loro ferite e contusioni. E’ allarme sicurezza.
A denunciare l’accaduto l’Osapp, l’organizzazione sindacale della polizia penitenziaria. Le cause che avrebbero scatenato la condotta del detenuto sarebbero ancora da accertare, ma alla radice del problema ci sarebbe un disagio ben più grave che affligge la casa circondariale di Foggia: il sovraffollamento.
Il carcere di Foggia può ospitare 350 uomini e 21 donne. La realtà invece è ben diversa: dietro quelle sbarre ci sono 710 uomini e 40 donne, quasi il doppio dunque, con una percentuale del 95% di sovraffollamento. Da qui la richiesta del sindacato: l’assegnazione urgente di almeno 80 nuove unità tra donne e uomini della Polizia penitenziaria.
Condizioni, quelle patite nell’istituto di pena (sia dai detenuti che dalle guardie penitenziarie) toccate con mano anche dai radicali dell’associazione foggiana “Mariateresa Di Lascia” che sabato scorso hanno effettuato un’ispezione, di quasi sei ore, accompagnati dalla deputata Rita Bernardini, da Maria Cristina Affatato, da pochi mesi direttrice del carcere, e dal comandante della polizia penitenziaria Montanaro.
Piccole celle da dividere anche in otto, rarissimi contatti con educatori e psicologi, chiesa inagibile, reparto infermeria non funzionante da almeno vent’anni, nessun tipo di attività lavorativa sebbene nel carcere siano presenti una falegnameria e una sartoria con tutti i macchinari, agenti penitenziari sotto organico, alcuni dei quali con ferie da scontare dal 2010.
Queste la criticità evidenziate dalla deputata radicale Bernardini nel carcere di Foggia, in una regione, la Puglia, che fa registrare il maggior sovraffollamento d’Italia. All’analisi dei radicali sull’Istituto di pena dauno si deve aggiungere il numero dei suicidi, più di sei nell’ultimo decennio (l’ultimo solo un mese fa), quello dei tentativi di suicidio, i quasi 90 atti autolesionismo e i casi di manifestazioni di protesta e sciopero della fame.
La Redazione
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