Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Set 11, 2012 Redazione Attualità 0
Il trabucco del Gargano, simbolo per eccellenza dell’antica cultura marinara di questa terra, finisce al centro di un’inchiesta che finora ha fatto scattare 27 denunce. Questo il risultato del blitz della procura di Lucera che fa emergere un abusivismo scellerato in uno dei tratti costieri più pittoreschi dell’Adriatico.
Tutto inizia nel marzo del 2012, quando sul trabucco di Monte Pucci, a tre chilometri da Peschici, ha luogo il tragico incidente che vede morire annegato un imprenditore 48enne rimasto impigliato nelle reti della struttura. Un mese dopo viene aperta un’inchiesta e partono indagini serrate durante le quali gli uomini della Capitaneria di porto di Vieste e di Peschici effettuano, sia via terra che via mare, un censimento su tutti i trabucchi presenti lungo la costa garganica identificandone anche i titolari e gli utilizzatori.
Il trabucco di Monte Pucci, insieme a quelli di San Nicola, Manaccora, Calalunga, Cusmai e quello della Punta di Sfinale fanno parte dei grandi vecchi trabucchi di Peschici, vere e proprie testimonianze dell’antica fatica dell’uomo per fronteggiare i pericoli del mare durante l’attività della pesca. Da allora però sono sorti tanti altri balconi sullo scoglio demaniale, senza le “antenne” per la pesca e soprattutto senza autorizzazione demaniale.
Alla fine delle indagini, dei 31 trabucchi individuati, solo due sono risultati in possesso dell’autorizzazione, ovvero il titolo che ne giustifica la proprietà o la possibilità di utilizzo come da art. 55 del Codice della navigazione rilasciata dalla Capitaneria di porto di Manfredonia. Per il reato di occupazione abusiva di zone di demanio marittimo, sono state elevate 27 denunce, 25 a carico di persone fisiche e 2 a ignoti, mentre sono ancora in corso le indagini sugli ultimi due trabucchi per verificare se siano stati realizzati con tutte le necessarie autorizzazioni.
Fino al 2009 l’autorizzazione demaniale era in possesso di una ONLUS, nata nel 2001 su iniziativa dei Comuni di Vieste e Peschici, che vedeva la partecipazione di tutti i “trabuccolanti” storici e delle associazioni nazionali di Italia Nostra, WWF Italia e Legambiente, allo scopo di conservare e mantenere i trabucchi. A causa di diverse controversie, però, due anni e mezzo fa l’associazione si sciolse. Da allora quasi tutti i proprietari hanno continuato a gestire le strutture, utilizzandole soprattutto come ristoranti, senza preoccuparsi di rinnovare la concessione.
La Redazione
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