Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Mar 20, 2015 Redazione Attualità 1
Gli uomini del settore privato e pubblico e gli autonomi andranno in pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi. Le donne del privato a 65 anni e sette mesi, mentre le lavoratrici autonome a 66 anni e un mese.
Dal primo gennaio 2016 per andare in pensione occorrerà aspettare quattro mesi in più. Questo indica una circolare applicativa dell’Inps di un decreto del Ministero dell’Economia di fine 2014. Il prossimo aggiornamento scatterà nel 2019 (oggi la cadenza è triennale, ma dal 2019, dopo la riforma Fornero, diventerà biennale).
Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, dal prossimo anno ai lavoratori maschi sia del pubblico sia del privato e agli autonomi serviranno 66 anni e sette mesi (con almeno 20 anni di contributi) e non più 66 anni e tre mesi. Stesso discorso vale per le lavoratrici dipendenti del pubblico impiego. Per le lavoratrici del settore privato, invece, l’incremento sarà maggiore: nel 2016 andranno in pensione di vecchiaia a 65 anni e sette mesi (66 anni e sette mesi nel 2018) dagli attuali 63 anni e nove mesi. Le lavoratrici autonome passeranno da 64 anni e nove mesi a 66 anni e un mese dal primo gennaio 2016 (66 anni e sette mesi nel 2018).
Per la pensione anticipata (chi lascia il lavoro in anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia) dal 2016 il requisito salirà a 42 anni e dieci mesi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi per le donne. Attualmente agli uomini servono almeno 42 anni e sei mesi di contributi mentre alle donne bastano 41 anni e sei mesi.
La Redazione
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La circolare dell’INPS n. 63 del 20 marzo 2015, tratta anche i pensionamenti per quote. Sembra che chi abbia una quota di 97, 6 possa andare in pensione.
Come mai nessuno ne parla e nessuna chiarisce questo punto?
E’ vero che una persona con la quota unitamente a 35 anni e più di servizio al 31.12.2015 e 61,7 anni possa andare in pensione nel triennio 2016-2018, senza perdere nulla sulla pensione?