Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Nov 04, 2015 Redazione Attualità 0
Gli appalti riguardano lo smaltimento dei fanghi di depurazione: contratti assegnati alle uniche 4 aziende concorrenti che si sono presentate alle gare.
Ombre su alcuni appalti gestiti dall’Acquedotto Pugliese per lo smaltimento dei fanghi di depurazione. Il caso riguarda quattro contratti, per un valore complessivo di 30 milioni di euro, aggiudicati o affidati tramite trattativa diretta alle uniche quattro concorrenti che si sono presentate alle gare bandite dalla più grande società pubblica del Mezzogiorno. Offerte uniche, tutte con lo stesso contenutissimo ribasso (il 3%).
A segnalare il caso all’Anticorruzione di Raffaele Cantone e all’Autorità per la Concorrenza è stato lo stesso Acquedotto Pugliese dopo una richiesta di chiarimenti della Regione Puglia. Ora c’è da stabilire se si sia trattato di fattori esterni, connessi ad accordi nati nel settore del business dei rifiuti, oppure se esista una responsabilità dell’Acquedotto.
Le gare in questione, relative a contratti triennali, prevedevano disciplinari con clausole molte restrittive. Tra queste l’obbligo per i partecipanti di dimostrare di possedere una sede operativa sul luogo di svolgimento del servizio prima di firmare il contratto. Un obbligo che solitamente scatta dopo la firma del contratto perché prevedere prima questo requisito potrebbe favorire chi già opera sul territorio.
A destare sospetti però è anche il fatto che alcune delle ditte aggiudicatarie sono state già gestori in proroga degli stessi servizi. Tra queste c’è la Castiglia srl, un’azienda di Massafra che si è aggiudicata ben due contratti quello per il lotto di Taranto e Brindisi (che vale 7 milioni) e quello per il lotto di Bari-Bat (che vale 5,1 milioni): in entrambi i casi la ditta ha offerto un ribasso di appena il 3% sulla base d’asta.
Per il lotto di Foggia (7,3 milioni) invece l’Aqp ha dovuto procedere all’affidamento diretto (per un solo anno) a favore di un Ati guidata dalla Spagnulo Ecologia di Manfredonia dopo aver escluso una ditta di autospurgo di Vico Del Gargano il cui titolare è risultato gravato da precedenti penali.
Stessa storia per il lotto di Lecce per il quale l’Agp ha proceduto all’affidamento diretto (sempre per un anno) a favore di un Ati che fa capo alla coop Csi di Roma, dopo l’esclusione di un’altra ditta di Arezzo il cui legale rappresentante presentava precedenti penali.
Aqp, spiegano i documenti, non poteva “in alcun modo interrompere la prosecuzione dei servizi, per chiare ragioni di tutela ambientale e di igiene pubblica”.
Sul caso dei 4 appalti da 30 milioni si è espresso anche il presidente della Regione Puglia che alla Gazzetta del Mezzogiorno ha dichiarato:
“Questa vicenda dimostra che in Acquedotto Pugliese esiste un problema da approfondire. Quanto accaduto – ha spiegato Emiliano – configura chiaramente l’ipotesi di un cartello tra imprese: ne sono indizi sia il ribasso ridotto, sia il fatto che a partecipare sia stata un’unica impresa. Occorre approfondire il tema dei controlli, delle verifiche e del funzionamento stesso della struttura mettendo in atto, se del caso, gli accorgimenti opportuni”.
In discussione però è anche la strategia stessa della gestione dei fanghi di depurazione che sta comportando per Aqp un’esplosione di costi. Tre Province (Bari, Bat e Taranto) infatti, non ne autorizzano lo spandimento in agricoltura (la Regione Puglia, infatti, ha delegato alle Province le funzioni relative al rilascio delle autorizzazioni per l’utilizzazione dei fanghi in agricoltura), con il risultato che tutto quello che non è rifiuto deve essere portato fuori regione a prezzi molto alti. Nel 2010 per esempio il servizio per il comprensorio Taranto-Brindisi, vinto sempre da Castiglia Srl (unico offerente) è stato aggiudicato a 1,6 milioni l’anno. Oggi invece il costo di quel servizio è salito a 2,3 milioni l’anno.
Un problema questo che secondo Emiliano richiede un profondo ripensamento:
“Non abbiamo alcuna altra soluzione rispetto allo spandimento in agricoltura. È arrivato il momento di pensare a soluzioni alternative per la valorizzazione dei fanghi”.
Intanto Aqp ha appena pubblicato altre gare che riguardano il trasporto e recupero fuori Regione Puglia dei fanghi (classificati come “speciali non pericolosi”) prodotti presso gli impianti di depurazione gestita da AQP: 3 lotti per un totale di 34mila tonnellate l’anno, per due anni, prodotte dagli impianti di Bari Est e Bari Ovest. Si tratta all’incirca di altri 2 milioni l’anno. Questa volta però il disciplinare non prevede l’obbligo della sede operativa mentre il criterio di aggiudicazione è passato dall’offerta economicamente più vantaggiosa al criterio del prezzo più basso.
La Redazione
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