Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Nov 15, 2015 Redazione Attualità 0
Per il Tribunale di Foggia il concorso destinato all’assunzione a tempo indeterminato di tre tecnici nell’amministrazione comunale di Peschici, si svolse regolarmente.
Non ci fu alcun abuso né favoritismo da parte della commissione esaminatrice del concorso che cinque anni fa assunse tre tecnici al Comune di Peschici. L’ha sancito il Tribunale di Foggia assolvendo otto imputati tra ex sindaco, componenti della commissione e 3 vincitori del concorso.
I fatti contestati risalgono al gennaio del 2010, l’udienza preliminare davanti al gup si concluse nel luglio del 2014, cui è seguito il processo durato poco meno di un anno ed al termine del quale i giudici della sezione collegiale hanno assolto tutti gli imputati, come del resto aveva chiesto lo stesso pubblico ministero in requisitoria alla luce di quanto emerso nel corso dell’istruttoria dibattimentale dall’interrogatorio dei testimoni e dagli atti acquisiti.
Assolti quindi Domenico Vecera, 46 anni, all’epoca dei fatti sindaco di Peschici; Carlo Pietro Follieri, 69 anni, dirigente dell’ufficio tecnico comunale e coinvolto nella vicenda perché era il presidente della commissione esaminatrice; Giuseppe Mastromatteo, 46 anni, segretario della commissione, Daniela Dattoli e Carlo Vallese, rispettivamente di 45 e 55 anni, componenti della commissione; Domenico Martino (43 anni), Elia Rocco Tavaglione (46), ed Ettore Gravino (35) che risultarono legittimamente vincitori del concorso.
Il collegio difensivo (gli avvocati Aurelio Follieri, Gianluca Ursitti, Costantino Squeo, Carlo Jannarelli, Vincenza Pupillo, Giovanni Maggiano, Giuseppe Simone) nel richiamarsi alla richiesta di assoluzione avanzata dallo stesso pubblico ministero, ha sostenuto in arringa che non ci fu alcun abuso e favoritismo e che il concorso si svolse regolarmente.
La commissione esaminatrice insediata dal Comune di Peschici cinque anni fa aveva favorito alcuni candidati a scapito di altri, secondo l’iniziale impostazione accusatoria che non ha però retto al successivo e decisivo vaglio dibattimentale. Al concorso si erano presentati in 36, poi ridotti a 7, dopo la prova scritta. La Procura ipotizzava che fossero state violate leggi e regolamento dei concorso del Comune, in base al quale «il candidato dopo aver svolto il tema, mette il foglio in una busta senza firmarlo o apporvi altre sottoscrizioni» che lo rendano identificabile. L’accusa sosteneva invece che furono favoriti i tre candidati per un posto a tempo indeterminato nell’amministrazione comunale, a scapito di altri due candidati.
In che modo sarebbe stato falsato il concorso, secondo la prospettazione iniziale accusatoria? «Facendo apporre sugli elaborati scritti e su un altro foglio dl consegnare in busta chiusa e con tenente anche le generalità del conto, corrente, un codice alfanumerico composto da tre lettere e tre numeri in modo da rendere individuabile l’autore dell’elaborato», recitava il capo d’imputazione in relazione all’accusa di concorso in abuso in atti d’ufficio.
La difesa replicava sin dal primo momento che non ci fu alcun abuso, alcun danneggiato, che il concorso fu vinto da chi aveva i requisiti, che il codice alfanumerico non era vietato e che era comune a tutti gli elaborati.
L’inchiesta sfociata nel processo e ora nell’assoluzione degli otto imputati (un nono imputato, un ex amministratore era stato già prosciolto nella fase istruttoria) è una costola dell’indagine denominata «Clessidra» dell’ex Procura lucerina e dei carabinieri sfociata nel blitz del 3 dicembre del 2010 con l’arresto a Peschici di 23 persone, finite in carcere e/o ai domiciliari, tra amministratori comunali, tecnici e dipendenti, comunali, imprenditori locali e di Foggia, professionisti accusati a vario titolo di associazione per delinquere, turbativa d’asta, falso corruzione, estorsione; il processo «Clessidra» è ancora in corso.
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
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