Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Nov 05, 2015 Redazione Attualità 1
Fanno ben sperare le sperimentazioni sul campo condotte dai ricercatori dell’Università di Foggia
Mentre proseguono le operazioni di eradicazione ai confini settentrionali della Provincia di Lecce, in ottemperanza alle direttive di Bruxelles, dall’Università di Foggia arrivano risultati insperati. I 120 ulivi ubicati nel Gallipolino, zona dei primi focolai, considerati inguaribili, in quanto molto secchi e con il batterio Xylella nei propri tessuti, hanno ripreso tutti a vegetare dopo le sperimentazioni condotte sul campo dai ricercatori.
Per confermare scientificamente gli effetti, bisognerà aspettare fino ad aprile, quando sarà concluso il ciclo biologico, ma quelli presentati oggi presso la Camera di Commercio di Lecce sono risultati più che incoraggianti: sugli alberi trattati, infatti, non sono spuntate solo le foglie ma anche il frutto.
La ricerca, avviata cinque mesi fa, è stata coordinata dall’Università di Foggia su iniziativa di Copagri Lecce, senza alcun contributo pubblico e con la collaborazione di aziende e proprietari che hanno offerto i propri terreni. Le sperimentazioni, infatti, sono state condotte sugli ulivi malati appartenenti ad aziende di cinque comuni diversi: due aziende di Matino, una di Leverano, una di Sannicola, una di Presicce e una di Melendugno.
“La prima sensazione avuta – hanno spiegato i ricercatori– è di avere a che fare con piante trascurate” e tra l’altro non irrigate.
Per questo è stata prima effettuata l’aratura, dopodiché i 120 ulivi sono stati sottoposti ad un massimo di sei trattamenti con l’utilizzo, anche in maniera combinata, di prodotti a basso o nullo impatto ambientale. Dopo i trattamenti le piante hanno ripreso a vegetare e produrre, pur confermando nei tre prelievi effettuati nell’arco di questi cinque mesi, la permanenza del batterio.
Da qui la dimostrazione, come hanno rimarcato i ricercatori Antonia Carlucci e Francesco Lops, che “la pianta è riuscita a superare la presenza del batterio” ma anche che “la convivenza tra Xylella e ulivi e tra Xylella e territorio è possibile”.
L’obiettivo della ricerca, d’altra parte, era proprio questo: non individuare un sistema per eliminare la Xylella, ma rendere possibile la convivenza tra la pianta e quello che è considerata la causa del complesso del disseccamento rapido dell’ulivo. E una buona “manutenzione” della pianta si starebbe rivelando efficace.
“Certo, resta da capire – hanno avvisato i ricercatori – se il batterio deve ancora dispiegare tutta la sua capacità distruttiva nelle piante osservate, ma è solo una questione di tempo”.
Intanto una cosa è certa: alberi dati per spacciati non solo hanno ripreso vigore ma producono anche olive.
La Redazione
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E’ la buona agricoltura la medicina per convivere con la Xylella. Alcuni ricercatori hanno già sostenuto che la Xylella è un patogeno da sempre in simbiosi con l’ulivo.Fare della buona agricoltura, significa irrigare ,togliere i polloni una volta all’anno, arare ogni hanno il terreno, concimarlo e rimondarlo almeno ogni tre anni.E ‘ possibile secondo voi che il piccolo e anche il grande produttore possa sostenere questi costi, quando esiste una speculazione sia
sul l’olio, sia sul prezzo delle ulive sul mercato?.Nel salento il prezzo dell’olio
è rimasto quello di 20 anni fa, come del resto quello del latte nel nord,non parliamo del prezzo dei pomodori,carciofi,patate e dell’uva da tavola.
Cosa si fa per garantire almeno un prezzo minimo ed economico per
l’agricoltura?