Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Gen 09, 2018 Redazione Attualità 0
Il consigliere regionale Gianni Stea: “Una questione seria che invece in Puglia continua ad essere pericolosamente sottovalutata, nonostante il pericolo rappresentato da questi animali selvatici per l’incolumità della popolazione e per le aziende agricole”
“Anche oggi gli organi di informazione riportano notizie allarmanti sulla presenza di branchi di cinghiali tra le strade delle nostre città. Una questione seria che invece in Puglia continua ad essere pericolosamente sottovalutata, nonostante il pericolo rappresentato da questi animali selvatici per l’incolumità della popolazione e per le aziende agricole”.
E’ quanto sottolinea il consigliere regionale Gianni Stea che annuncia un’interrogazione urgente all’assessore Di Gioia “per conoscere lo stato dei fatti e affinché si affronti seriamente e concretamente il problema della gestione e l’impatto che la specie ha sulle coltivazioni e sulla biodiversità. Senza dimenticare i rischi per l’incolumità della popolazione e in particolar modo degli automobilisti”.
“Il rischio è che ad un intervento specifico per tenere sotto controllo il numero di cinghiali si sostituisca una sorta di giustizia sommaria da parte di agricoltori e cittadini. Eppure da mesi in Regione è stata presentata, su iniziativa mia e del collega Donato Pentassuglia, una proposta di legge su Misure urgenti per la programmazione e pianificazione del prelievo venatorio e del controllo del cinghiale (Sus scrofa) atte a contenere l’espansione demografica della specie nel territorio della Puglia”.
La proposta di legge, attesa la complessità degli argomenti trattati, è stata esaminata e relazionata da ISPRA e contiene le linee di indirizzo per la disciplina dell’avvio sperimentale della “caccia al cinghiale”, con le diverse tecniche di prelievo.
“La caccia al cinghiale deve essere finalizzata al mantenimento della presenza della specie a densità compatibili con le altre componenti faunistiche e con le attività produttive agro-silvo-pastorali in modo da prevenire e minimizzare i danni alle colture”, spiega Stea.
“E’ auspicabile che anche all’interno delle aree protette (Parchi Nazionali, Regionali, ecc.) le misure prevenzione dei danni, la loro stima e gli interventi di controllo sulla specie vengano realizzate secondo quanto indicato nella pdl che, beninteso, non comporta alcun onere a carico del bilancio regionale e che nasce sull’esperienza di quanto già adottato da altre Regione del Centro Nord Italia”.
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