Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Mag 22, 2018 Redazione Attualità 1
Il porto di Rodi Garganico al centro di un’inchiesta di “Report”, il popolare programma di Rai3, sul fenomeno dell’erosione che in Italia rischia di far scomparire alcune tra le spiagge più amate dai turisti
Anche il porto di Rodi Garganico al centro delle inchieste di ‘Report’, il noto programma di attualità condotto da Sigfrido Ranucci. Il servizio di Lucina Paternesi dal titolo “Quanto ci erode”, andato in onda nella prima serata di ieri 21 maggio su Rai 3, ha affrontato il fenomeno dell’erosione che sta interessando le coste italiane.
“Dal 1960 ad oggi l’Italia ha perso più di 35 chilometri quadrati di costa” spiega la giornalista di ‘Report’. “L’erosione rischia di far sparire alcune tra le spiagge più belle di Sicilia, Calabria, Veneto, Emilia Romagna e Puglia. Su oltre 7 mila chilometri di costa le spiagge in via di erosione sono circa 1200 chilometri, e sono arretrate dai 25 ai 200 metri. E il risultato è che le onde si infrangono sulle strade, il mare ha spazzato via anche dune e pinete. Dighe che deviano il naturale corso dei fiumi, costruzione di strade, porti e stabilimenti balneari. Per riparare si sono costruite barriere che risolvono il problema in un’area ma lo creano in un’altra. E allora si riporta la sabbia dove il mare l’ha spazzata via. È il vero business milionario che ingrassa le imprese. Ma basta una mareggiata e il giorno dopo che si ricomincia. Ma quanto ci erode?”
Secondo Legambiente, si riporta nel servizio, il 42% delle nostre coste starebbe arretrando e questo a causa, ovviamente, dell’erosione provocata dalla natura ma, come dice Sigfrido Ranucci da studio “anche noi facciamo del nostro meglio e ci impegniamo per peggiorare la situazione”. “Continuiamo a costruire e mettere cemento sulle nostre coste” spiega il conduttore. “Il ministero dell’Ambiente ha stanziato, dal 2005 al 2015, quindi ne avrà stanziati molti di più nel frattempo, 140 milioni. Questi interventi sostanzialmente prevedono di spostare la sabbia da un posto all’altro. E’ un meccanismo, perverso, che si autoalimenta e alimenta soprattutto le casse di quelle ditte che si occupano di ripascimento”.
Succede così che ad Eraclea Minoa, in provincia di Agrigento, quest’anno la stagione è a rischio. “L’ultima mareggiata, ad aprile, ha sradicato anche gli alberi. Dopo trent’anni di erosione, è a rischio addirittura il centro abitato di Eraclea Minoa” racconta Lucina Paternesi nel suo servizio. A spiegare quello che sta accadendo è Claudio Lombardo, Presidente provinciale Mareamico: “Le correnti si comportano come un grande tapis roulant, come un nastro trasportatore delle sabbie. D’estate da ponente verso levante e d’inverno tornano da levante verso ponente. Negli ultimi trent’anni qualcosa è accaduto e sappiamo bene cosa è accaduto, è stato costruito un porto sbagliato che sta rubando le spiagge, le sabbie da qui”.
Il porto che ha rubato la spiaggia a Eraclea – spiega l’inviata di Report – è quello di Siculiana: “Oggi ci sono gli ombrelloni sulla sabbia che negli anni si è accumulata proprio dove avrebbero dovuto essere ormeggiate le barche. Il porto non è mai entrato in funzione”.
“Ma come è possibile che un porto realizzato trent’anni fa o quarant’anni fa, come quello di Siculiana, poi non sia mai entrato in funzione? Cioè, a chi è servito quel porto?” chiede Lucina Paternesi. “A nessuno, all’impresa che l’ha fatto” è la risposta di Giovanni Randazzo, professore di Geologia Ambientale all’Università di Messina che ha sottolineato come “il piano regolatore di un porto non può esser fatto senza la relazione geologica o senza chi gli spiega come e perché entrano i sedimenti all’interno del porto”.
A Rodi Garganico invece è stata elaborato un piano di gestione, come anticipa l’inviata di Report. La sabbia, però, si accumula dove dovrebbero ormeggiare le barche. E le ruspe scavano e spostano continuamente.
Ai microfoni dell’inviata anche il sindaco di Rodi Garganico, Carmine D’Anelli, che spiega come “facendo questo tipo di lavoro si ripristinano i livelli di acqua nel porto”. “La sabbia viene escavata e viene portata su quella battigia là, che è più ristretta perché c’è il punto di erosione”. Quindi la sabbia viene presa dal punto dove si è accumulata a causa della costruzione del porto per portarla sulla battigia dove se ne era andata a causa dell’erosione provocata dalla costruzione del lungomare oltre che del porto.
“In due anni abbiamo realizzato un porto” dice il sindaco di Rodi Garganico. “Abbiamo avuto il plauso di tutti per la celerità e il metodo, utilizzando anche roba pregiata, perché questi sono tutti marmi di Apricena, pietre di Apricena”.
“Bello, ma forse un po’ meno funzionale” fa notare la giornalista di Report. “Realizzato con un progetto di finanza – precisa la Paternesi – è costato 14 milioni di euro al privato che, in cambio, si era assicurato la gestione trentennale delle concessioni. Il comune, invece, ci ha messo i restanti 3 milioni di euro, grazie a un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti”.
Mutuo che il Comune sta continuando a pagare, come conferma il sindaco. Per quanto riguarda le royalties, “l’azienda ha pagato solo per quattro anni (dal 2009 al 2012) – puntualizza la giornalista – poi ha smesso di pagare e, nonostante le concessioni vendute e gli affitti degli immobili costruiti sul porto, ha deciso di abbandonare. Al comune è rimasto in mano il cerino: un mutuo da finire di pagare, un nuovo gestore da trovare, e un porto che si insabbia di continuo. E la vicenda è finita in tribunale”.
Quel porto “doveva essere fatto più a nord, dopo le gallerie” sostiene Valentino Piccolo, Gruppo Archeologico Garganico, che conclude: “Qui c’è un problema di correnti. Tant’è vero che ora, per l’ennesima volta, ci stanno buttando la sabbia, ma durerà qualche mese”.
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ho foto d’epoca (guerra 1915-19) che dimostrano come tutte le elucubrazioni dotte sono eslcusivamente puri esercizi retorici buoni solo a ascoltare la propria voce. Il Porto non ha mutato la linea di costa come alcuni (interessati ma sedicenti disinteressati – vorrebbero accreditare. La situazione tale era e tale è rimasta. Magari all’altezza della Località “Murge nere” non c’era battigia ed ora c’è. Dopo l’ultimo hotel poca spiaggia c’era e poca ce n’è. La Natura dà e la Natura toglie. E’ innegabile che se il mare trova un ostacolo – il molo est – accumula sabbia e bisogna porci riparo annualmente anzichè abbandonare la situazione a se stessa come è accaduto prima dell’ultima Amministrazione d’Anelli. Le foto le ho pubblicate su FB e chi vuole può fare ogni utile raffronto. Ma smettetela con queste sterili polemiche da giornalai da quattro soldi. Milena Galbanelli ci ha abituato a ben altro spessore giornalistico.