Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Nov 05, 2011 luisa.barile Cronaca 0
VIESTE – Un altro colpo è stato messo a segno contro la criminalità garganica. Dopo il boss Giuseppe Pacilli, arrestato lo scorso 13 maggio, e il braccio destro di Li Bergolis, Renzo Miucci, catturato solo pochi giorni fa, mancava solo lui all’appello: Franco Raduano, considerato la primula rossa della malavita viestana.
Per lui le manette sono scattate all’alba di questa mattina grazie a un’operazione congiunta degli agenti del commissariato di Manfredonia, quelli della Polizia di Stato di Foggia e il personale del reparto prevenzione crimine, in seguito a delle indagini che anno permesso ad appurare dove si nascondesse.
Classe 1983, su di lui pendeva un provvedimento di rintraccio dal 20 dicembre 2010, quando in seguito ad un permesso di cui usufruiva non era più rientrato presso la Casa Lavoro di Sulmona in cui stava scontando la sua pena detentiva di un anno e una detentiva di 2 anni, due mesi e 28 giorni. Pene accumulate da Raduano dopo le condanne per diversi reati come danni al patrimonio, droga, rapina a mano armata, sequestro di persona, detenzioni e porto abusivo di armi, ricettazione e furto aggravato.
Raduano venne arrestato il 15 giugno del 2009 insieme a suo cugino Marco e ad altre 9 persone con l’accusa di aver gestito il mercato dello spaccio di droga su tutto il territorio viestano. Il cugino, detto “pallone” è ritenuto uno degli uomini più fidati di Angelo Notarangelo, il boss latitante viestano detto “U cinzaridd”arrestato ad aprile scorso, nell’ambito dell’operazione “Medioevo”, insieme ad altri sette viestani (tra cui anche Marco Raduano) accusati di essere gli estorsori che stavano mettendo in ginocchio l’economia turistica del promontorio.
Il nascondiglio di Franco Raduano era l’abitazione dei suoceri, dove da poco tempo si era trasferito con la famiglia, un appartamento in pieno centro a Vieste, sul cui tetto l’uomo aveva costruito un vero e proprio covo utile per rifugiarsi durante le frequenti perquisizioni della polizia. Al suo interno sono stati trovati 500 grammi di hashish, una grande balestra e una parrucca utilizzata dall’ex latitante per rendersi irriconoscibile nei suoi spostamenti.
Durante la sua latitanza l’uomo, classe 1983, è diventato pure padre. In quell’occasione gli agenti di polizia in borghese si erano mimetizzati tra il personale infiermeristico dell’ospedale di San Giovanni Rotondo, dove la moglie dell’uomo ha partorito il loro primogenito. Raduano, però, prevedendo la trappola evitò di presentarsi nel reparto.
Anche stamattina, alla vista del commissario Di Prisco, ha tentato di sfuggire alla cattura, ma questa volta invano: gli agenti, infatti, hanno approfittato dell’impalcatura innalzata sulla palazzina e hanno coperto ogni sua possibile via di uscita salendo sui tetti. Dopo una disperata corsa sulle coperture degli immobili confinanti, l’uomo ha dovuto arrendersi alla giustizia.
Michela Tavaglione
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