Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Nov 17, 2011 Redazione Cronaca 0
MANFREDONIA – Da oggi via Alessandro Volta sarà sicuramente una strada meno trafficata. Non si vedranno più tutti quegli uomini che entravano e uscivano da quell’appartamento. Un via vai che aveva stancato tutti i residenti, indignati per quello che succedeva proprio sotto il loro naso. Dietro quella finta abitazione, nel quartiere Monticchio, c’era una vera e propria casa d’appuntamenti, ieri sequestrata dalla polizia di Manfredonia.
Quattro le persone denunciate, per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione: tre donne e un uomo, tutti di nazionalità colombiana. Le indagini sono cominciate solo due mesi fa, da quando è scattata la denuncia di una famiglia costretta a trasferirsi. Tra le mura di quell’appartamento si svolgevano incontri sessuali tra ragazze, colombiane anche loro, e i loro clienti, del posto ma provenienti anche dai comuni limitrofi. Una clientela variegata: da giovani disoccupati a 60enni con una buona posizione sociale ed economica.
Dall’attività investigativa è emersa anche la suddivisione dei compiti dei quattro denunciati: l’uomo era l’addetto alla «logistica», come intestatario delle utenze provvedeva al pagamento delle bollette; una delle donne, di circa 60 anni, si occupava della contabilità, incassando i soldi che i clienti pagavano in cambio delle prestazioni; le altre due donne invece si occupavano del «marketing» curando la pubblicazione degli annunci.
A raccontare cosa succedeva tra quelle mura sono stati proprio i clienti una volta individuati quando uscivano dalla casa a luci rosse e convocati negli uffici del commissariato. La mattina solitamente era dedicata alla prenotazione degli appuntamenti, appuntamenti che si consumavano poi nel pomeriggio e che duravano, in media, non più di 10-15 minuti con una tariffa oscillante tra i 40 e i 70 euro.
Gli agenti hanno fatto presto ad identificare le prostitute. Sono bastati gli annunci pubblicati a giorni alterni su un quotidiano locale o su dei siti Internet. Il numero di telefono cambiava, ma l’indirizzo era sempre lo stesso. Non solo, a rafforzare la pista dei poliziotti anche due esposti anonimi giunti al commissariato, in cui venivano descritti i dettagli, anche piccanti, dell’attività svolta dalle colombiane.
Al momento dell’irruzione e del sequestro della casa gli agenti hanno assistito all’entusiasmo delle persone che vedevano finire quello che per loro era diventato un incubo. Le signore hanno persino abbracciato gli agenti mentre mettevano i sigilli all’appartamento. L’operazione della polizia però non finisce qui. Ora resta da accertare se la proprietaria dell’appartamento, una signora di Manfredonia, fosse a conoscenza dell’attività che si svolgeva nei suoi locali.
Pina D’Errico
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