Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Gen 11, 2012 Redazione Cronaca 0
Si fa strada la pista della vendetta nelle indagini sull’omicidio di Giosuè Rizzi, il pregiudicato che ieri è stato freddato a Foggia in un agguato che non gli ha lasciato via di scampo. Una vendetta che si consuma fredda: il papa di Foggia sarebbe stato ucciso per un fatto di sangue che risale a 26 anni fa e che ben scritta nella memoria della Capitanata: la strage al circolo Bacardi.
Per quella strage, compiuta il primo maggio del 1986 nel centro di Foggia, Rizzi era stato condannato all’ergastolo, pena poi ridotta a 29 anni di carcere. Quella notte tre uomini a volto coperto fecero irruzione all’interno del locale di Piazza del Mercato e, armati di mitragliette e pistole, assassinarono cinque delle sei persone presenti, quattro appartenenti al clan Laviano e la compagna di uno di loro.
Non è però solo su questo precedente che si stanno concentrando le indagini della Squadra Mobile, condotte da Alfredo Fabbrocini. Non è esclusa, infatti, l’ipotesi legata al tentativo di Rizzi di tornare nel giro della malavita. Una possibilità questa meno avvalorata dato che il boss stava conducendo una vita del tutto normale e soprattutto senza temere alcun attentato alla propria vita: girava senza pistola e senza guardaspalle.
Una terza pista potrebbe essere legata invece alla sua presenza ritenuta troppo ingombrante per le nuove alleanze della mala. Di una cosa gli inquirenti sono certi: obiettivo dell’agguato messo a segno ieri, in pieno stile mafioso, era Giosuè Rizzi e non il conducente dell’auto, Carlo Borreca, suo amico.
Intanto, dopo la prima ispezione cadaverica effettuata dai medici legali degli Ospedali Riuniti di Foggia, sono stati trovati tredici fori di proiettili sul corpo del boss: Rizzi sarebbe stato raggiunto da non meno di sei o sette proiettili, ma solo l’autopsia potrà chiarire con esattezza la dinamica dell’omicidio.
Diverse le persone interrogate e le perquisizioni eseguite, sei invece gli stub effettuati dagli investigatori su personaggi legati al mondo della criminalità organizzata della zona. Nel capoluogo dauno si respira paura. Il timore è che l’omicidio di Rizzi possa essere l’inizio di una guerra di mafia.
La Redazione
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