Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Feb 09, 2012 Redazione Cronaca 0
Dal laboratorio dell’Università di Foggia a una masseria. Lì erano finiti quei preziosi reperti che l’estate scorsa sono stati trafugati alla Facoltà di Lettere di via Arni. A recuperarli gli agenti della sezione antidroga della Squadra Mobile.
Il ritrovamento è avvenuto nel corso di una perquisizione di un casolare situato nella zona periferica di Foggia, in via Zapponeta, di proprietà di Aldo Donnini, un pregiudicato di 39 anni. Secondo la pista seguita dagli agenti, l’uomo era coinvolto in un notevole traffico di marijuana che nascondeva nel suo fondo agricolo. La perquisizione lo ha confermato.
Nel casolare i poliziotti hanno trovato un pezzo di 46,8 grammi di hashish, circa due chilogrammi di marijuana, centinaia di proiettili inesplosi per pistola calibro 22, diversi metri di guaine salva-rame (per circa due quintali del metallo) i cui cavi erano già tolti e finiti sul mercato nero. Non solo, nella masseria dell’uomo, arrestato in flagranza di reato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, detenzione di munizionamento e ricettazione, è stato recuperato anche un furgone Fiat Ducato, risultato rubato.
Tutta merce, questa, che gli agenti si aspettavano di trovare data la piega che aveva preso l’indagine, anche se probabilmente non in queste quantità. Quello che non si aspettavano di trovare però è stato un bottino di natura archeologica e storica come vasi, anfore, pezzi di colonne, capitelli risalenti al II-III secolo d. C. e V-VI secolo d.C.. E’ quello che resta del furto consumato al laboratorio dell’Università di Foggia il 22 agosto dell’estate scorsa, quando ignoti, approfittando della chiusura estiva e delle impalcature allestite al terzo plesso della struttura universitaria, si introdussero nei locali della facoltà. Fu lì, nel laboratorio di archeologia, che, oltre ad un nuovissimo generatore di elettricità, furono sottratti importanti reperti archeologici, frutto degli scavi condotti dall’Università di Foggia, tra il 1995 e il 2005 nei siti di Canosa, San Giusto e Ordona.
Tutti i beni archeologici, imballati in buste di plastica e collocati in cassette di plastica, erano custoditi in un locale adibito a box-officina. Il loro destino sarebbe stato probabilmente il mercato clandestino.
La Redazione
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