Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Feb 02, 2012 Redazione Cronaca 0
Era il 23 giugno del 2010 quando Francesco Saverio Positano, il caporalmaggiore di Foggia, perse la vita durante una missione di perlustrazione nella zona di Herat, in Afghanistan. Oggi, dopo quasi due anni, nuove ombre si abbattono sulle cause della sua morte.
Stando alla versione ufficiale, fornita subito dopo l’accaduto, il militare sarebbe morto a causa di un malore. Sarebbe stato questo a fargli perdere l’equilibrio e a provocare la sua caduta dal mezzo su cui viaggiava. A tutt’altra conclusione è arrivata invece l’ultima perizia unita alla denuncia depositata alla Procura di Roma dai coniugi Luigi e Rosa Positano, genitori della vittima: il militare sarebbe stato investito da uno dei blindati su cui viaggiava.
Lo studio cinematico non solo esclude del tutto l’ipotesi della caduta accidentale dal mezzo militare fermo, ma propende per una dinamica più complessa: E’ ragionevole ipotizzare – è scritto nella perizia – che l’investimento sia avvenuto durante la fase di manovra di uno dei veicoli del convoglio mentre la vittima era scesa probabilmente per verificare le distanze o la situazione del mezzo”.
Dietro la morte del 29enne dunque ci sarebbe una manovra del blindato. In realtà, che il caporal maggiore possa essere caduto dal mezzo fermo era stato escluso già dalle perizie medico-legali della Procura e da quelle di parte: troppe le gravi ferite riportate dal militare al cranio e in altre parti del corpo.
La denuncia dei familiari e la perizia vanno ad aggiungersi a un nuovo fascicolo dell’inchiesta. Un’inchiesta che ora la Procura di Roma riapre sulla base di un’ipotesi molto più inquietante: omicidio colposo a carico di persone note. Ci sono dunque degli indagati.
Secondo i legali dei familiari della vittima, Annarita Antonetti e Lucia Frazzano, agli atti della Procura, mancano tasselli indispensabili: un’accurata planimetria del luogo dell’incidente per esempio o gli abiti indossati da Positano, l’elmetto, la divisa e l’equipaggiamento. A queste gravi lacune si aggiungerebbero le testimonianze, definite “inattendibili”.
“In quella missione erano impegnati in venti, compreso Francesco. Di questi soltanto sei sono stati ascoltati sommariamente, come testimoni, subito dopo l’incidente. Le loro dichiarazioni sono così inattendibili che neppure il pm che ha archiviato la prima inchiesta le ha ritenute utili”.
I genitori del militare, che un anno fa scrissero anche una lettera al Presidente della Repubblica, chiedono la verità:
“Nostro figlio non ha avuto un malore – hanno spiegato durante una conferenza stampa a Foggia – godeva di ottima salute e stava servendo il suo Paese all’estero: qualcuno ha sbagliato e Francesco oggi non c’è più”.
La Redazione
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