Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Mar 22, 2012 Redazione Cronaca 0
Parenti, ma anche gente qualunque, incensurata, dal barbiere a un dipendente comunale, fino a un maresciallo dell’Esercito: a proteggere il boss Giuseppe Pacilli durante la sua latitanza era un’intera comunità. Tra i 18 soggetti arrestati oggi a Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Vieste, con l’accusa di estorsione, detenzione abusiva di armi e favoreggiamento personale, con l’aggravante della mafia, ci sono persone al di sopra di ogni sospetto.
Il blitz eseguito dagli uomini delle Squadre mobili di Foggia e Bari in collaborazione col Servizio centrale operativo, rientra nella più vasta operazione denominata ‘Rinascimento’, la stessa operazione che a Maggio del 2011 portò alla cattura del super latitante Giuseppe Pacilli, all’epoca inserito nella lista dei 30 ricercati più pericolosi. Fino ad allora erano stati in tanti a “coprirlo”, come pure tanti furono quelli che nascondevano Li Bergolis, arrestato il 26 settembre 2010:
“Li Bergolis e Pacilli non avevano un rifugio comune – è stato il commento del Procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, nell’illustrare i dettagli dell’operazione ‘Rinascimento’ – il loro rifugio era tutto il territorio. Facevano riferimento a persone insospettabili, ottenendo, così, una mimetizzazione assoluta. Pacilli non ha mai utilizzato un telefono cellulare: utilizzava dei veri e propri pizzini per richiedere il pizzo – ha proseguito Laudati – scriveva su fogli di carta che a loro volta venivano consegnati agli imprenditori garganici da persone insospettabili”.
Il suo arresto non frenò l’attività criminale dell’organizzazione mafiosa portata avanti dai familiari Li Bergolis-Pacilli, che hanno continuato a controllare traffici illeciti nell’area del Gargano e a tormentare commercianti e imprenditori edili con le loro estorsioni.
Determinante al fine dell’esito dell’operazione è stato il coraggio delle vittime che, scegliendo di collaborare con la polizia, hanno contribuito a costruire il castello accusatorio contro l’organizzazione mafiosa, nonostante il rapporto di solida sudditanza che si era instaurato tra loro e gli indagati.
“La cosa che più mi ha colpito – ha precisato Laudati – è che puntano a stabilire una sorta di sodalizio tra l´aggressore e la vittima, quello che viene definita la ‘sindrome di Stoccolma’. Noi ci auguriamo che quest’operazione possa essere una grande iniezione di fiducia perché per sconfiggere la criminalità è necessaria la collaborazione dei cittadini.”
In manette è finito anche un militare. Si tratterebbe di un maresciallo dell’esercito in servizio presso il X reggimento Artiglieria di Foggia che lavorava nella mensa. Il suo ruolo sarebbe stato quello di “postino” tra il clan e il boss Giuseppe Pacilli, quando quest’ultimo era latitante, ma gli inquirenti non escludono che l’uomo possa aver rubato derrate alimentari dalla mensa militare per aiutare Pacilli durante la sua latitanza.
Denominatore comune fra i fiancheggiatori, secondo gli investigatori, non poteva che essere la “mentalità”. Sarebbe stata questa a permettere all’organizzazione criminale di imporre la sua legge contro la legge dello Stato. Una mentalità fatta di complicità e omertà, silenzio e cecità in un territorio però che pian piano stava cambiando. Negli ultimi anni nel Gargano sono nati movimenti giovanili, sportelli anti-racket e soprattutto una nuova mentalità. Ecco spiegato il nome ‘Rinascimento’ assegnato all’operazione. Quel ‘Rinascimento’ è rappresentato dai giovani:
“Le cose finalmente stanno cambiando – ha concluso Laudati – se tutti lo vogliamo, tutti dobbiamo marciare nella stessa direzione. Solo quando ci sarà una collaborazione etica e quindi non una condivisione con i criminali, si libererà il Gargano”.
La Redazione
Dic 17, 2021 1
Dic 16, 2021 0
Dic 07, 2021 0
Dic 03, 2021 0
Nov 29, 2021 0
Nov 29, 2021 0
Nov 09, 2021 0
Ott 20, 2021 0
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.