Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Feb 05, 2014 Redazione Cronaca 0
Cinque persone condannate e 2 assolte: questo l’esito della sentenza, emessa ieri dai giudici di Foggia, per il processo “Medioevo”. I 7 imputati, tutti di Vieste, erano accusati a vario titolo, di aver messo a segno estorsioni ai danni di imprenditori turistici del Gargano. Per nessuno però è stata riconosciuita l’aggravante mafiosa.
Cinque anni di reclusione al 37enne Giuseppe Germinelli, 4 anni al 36enne Domenico Colangelo, 8 anni e 4 mesi di reclusione sia al 42enne Giambattista Notarangelo che al 31enne Marco Raduano. La condanna più pesante però è per il boss 37enne Angelo Notarangelo: 11 anni di reclusione. Assolti, invece, Giampiero Vescera e Antonio Azzarone.
Tutti i soggetti erano stati arrestati nel 2011 nell’ambito dell’omonima operazione “Medioevo” eseguita, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Bari, dai carabinieri della Compagnia di Vico del Gargano e del Reparto operativo del Comando provinciale di Foggia. Per un Antonio Azzarone, ieri assolto, era stato disposto l’obbligo di dimora. L’accusa era a vario titolo di detenzione e produzione di sostanze stupefacenti, ricettazione ed estorsione con l’aggravante delle modalità mafiose. Stando alla sentenza emessa ieri dai giudici però non c’erano modalità mafiose.
“Rincresce – è stato il commento alla sentenza dell’avvocato Angela Maralfa del foro di Trani, rappresentante legale della Federazione delle Associazioni Antiracket Italiane (FAI) – il mancato riconoscimento dell’aggravante delle modalità mafiose derivante dall’art. 7 del D.L. 152/1991 che avrebbe potuto avvalorare, in chiave giurisprudenziale, una realtà che a Vieste è purtroppo esistente. Soddisfazione comunque – ha precisato il legale – perché nel complesso il quadro accusatorio ha retto con complessivo accoglimento delle richieste dei Pm”.
La Federazione Antiracket italiana e la sezione di Vieste si erano costituite parte civile. In aula ieri erano presenti anche il presidente nazionale della FAI, Tano Grasso ed il coordinatore regionale D.De Scisciolo.
L’inchiesta, definita “Medioevo” proprio per indicare il periodo di oscurantismo in cui ha vissuto la cittadina di Vieste, meta di turismo internazionale, è scaturita proprio dalla denuncia nel 2009 di alcuni imprenditori, soprattutto turistici, che da anni subivano minacce e atti intimidatori da parte del clan Notarangelo. Violenze che si erano evidenziate con un escalation criminale che dal 2008 aveva prodotto circa un centinaio di attentati, ferimenti ed omicidi, tra cui quello dei fratelli Piscopo. Ora i condannati dovranno risarcire le parte civili.
La Redazione
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