Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Ago 01, 2014 Redazione Cronaca 0
Condannato lo scorso febbraio ad 11 anni di reclusione per varie estorsioni nel Gargano, Notarangelo è stato scarcerato ieri dal Tribunale di Foggia. L’uomo, che era dietro le sbarre da tre anni e tre mesi, ora avrà solo l’obbligo di firma dai carabinieri.
Dopo tre anni e tre mesi di carcere, torna in libertà l’uomo ritenuto dagli investigatori un “boss” del territorio del Gargano, meglio conosciuto come “Cintaridd”. Condannato (senza il riconoscimento, da parte del tribunale di Foggia, dell’aggravante mafiosa) nel febbraio scorso ad 11 anni di reclusione, insieme ad altri imputati, per una serie di estorsioni ai danni di imprenditori garganici, Angelo Notarangelo è stato scarcerato ieri dal Tribunale di Foggia.
Sono state ritenute affievolite le esigenze di custodia cautelare. Così il tribunale ha accolto l’istanza del difensore di Notarangelo, l’avvocato Francesco Santangelo. Protagonista in processi di rilievo come “Medioevo” e “Tre Moschettieri”, ora Notarangelo è sottoposto solo all’obbligo quotidiano di firma alla presenza dei carabinieri.
Severo riguardo al provvedimento dei giudici il giudizio espresso, nel vertice tenutosi ieri a Foggia, dai componenti della Commissione parlamentare antimafia che hanno definito “grave e incomprensibile” la decisione di scarcerare il boss, condannato a 11 anni per estorsione.
“Un pessimo segnale per quegli imprenditori che, denunciando il pizzo e costituendosi parte civile nel processo, hanno reso possibile quella condanna – ha commentato Claudio Fava, vicepresidente della Commissione – Notarangelo ci è stato indicato da tutti i nostri interlocutori come il capo della famiglia mafiosa che da anni impone pizzo e obbedienza agli imprenditori di Vieste. Averlo prima condannato e poi scarcerato è una contraddizione che la Commissione intenderà approfondire”, conclude l’esponente di Led.
Ma Angelo Notarangelo non è l’unico pregiudicato ad aver ritrovato la libertà in questi giorni. Altri quattro personaggi di spicco sono stati scarcerati, questa volta però per decorrenza dei termini di custodia cautelare preventiva: si tratta di Federico e Giuseppe Trisciuoglio, padre e figlio, i fratelli Mario e Alessandro Lanza. Federico Trisciuoglio in particolare era il capo dell’omonimo clan.
I quattro furono arrestati nell’aprile del 2012 con l’accusa di estorsione nei confronti del Comune di Foggia e dell’Ex Amica Spa, processati con rito abbreviato e condannati nel febbraio del 2013 a 7 anni e due mesi di reclusione per lo stesso reato con l’aggravante del metodo mafioso. Pochi mesi dopo la sentenza i giudici concessero loro gli arresti domiciliari. Dopo però sono subentrati i ritardi nel deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado (emessa nel febbraio 2013) e la mancata trasmissione per tempo degli atti alla Corte di appello di Bari per la celebrazione del processo di secondo grado.
“Non mancheranno, da parte del Csm, delle indagini per capire di chi è la responsabilità – ha commentato Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia – Noi abbiamo ascoltato la magistratura inquirente e riteniamo che il suo sia un lavoro prezioso e consapevole della criticità di questa provincia. E’ evidente che la scarcerazione di quattro elementi pericolosi è legata alla responsabilità della magistratura giudicante. Rileviamo che è un aspetto critico che non dovrebbe accadere in luoghi come questo”.
La Redazione
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