Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Set 24, 2015 Redazione Cronaca 0
L’organizzazione era ben radicata sul territorio: utilizzavano i droni per i furti e ingaggiavano prostitute nel ruolo di “palo”
Oltre 2000 forme di Parmigiano Reggiano, ma anche 15000 kg di crostacei e pesce surgelato, per un valore complessivo di 758mila euro. Questo il bottino dei furti avvenuti tra il novembre 2013 e gennaio 2015, dietro i quali c’era un’organizzazione ben radicata nel territorio.
A sgominare la banda è stata la Polizia di Stato di Modena che nella mattinata di oggi 24 settembre ha eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Tribunale di Modena, a carico di altrettante persone, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso tra loro in danno di numerosi stabilimenti e depositi di stoccaggio di Parmigiano Reggiano in diverse provincie del Nord Italia.Le operazioni per la cattura delle persone coinvolte hanno interessato le Squadre Mobili di Modena, Foggia e Cremona.
In manette sono finiti quattro soggetti residenti nel foggiano (tre a Foggia e uno a Cerignola), cinque nel cremonese e due nel modenese. Due foggiani destinatari di ordinanza cautelare non erano in casa, proprio perché di ritorno da un furto compiuto nella notte insieme ad una terza persona su cui sono in corso accertamenti.
Tra gli arrestati ci sono Sciarappa Mario classe 1963, Loberto Savino classe 1966, Palamuso Stefano classe 1975, Di Meo Antonio classe 1966, Sciarappa Gaetano classe 1983, Pasquale Rinaldi classe 1989, Aliko Armando classe 1975, Benito Petracca classe 1990 e Vincenti Antonio classe 1982.
Le indagini della Squadra Mobile di Modena hanno permesso di scoprire l’organizzazione che, nei mesi scorsi, ha programmato ed eseguito in maniera capillare una serie continua di attività di esplorazione e sopralluogo di alcune aree del centro-nord per individuare gli obiettivi, con un’organizzazione di mezzi e ripartizione dei ruoli in occasione di ogni furto.
Gli indagati, stando a quanto emerso dalle indagini, hanno sempre avuto a disposizione auto e camion, attrezzi atti allo scasso, ricetrasmittenti, apparati elettronici destinati a disattivare sistemi di allarme, schede telefoniche dedicate ad intestazione fittizia, oltre a svariate armi da fuoco.
Per portare a termine i loro colpi però ricorrevano anche a droni e a prostitute: i primi per effettuare sopralluoghi e per individuare via di accesso e di fuga, le seconde per ingaggiarle come “pali” durante i furti.
La Redazione
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