Ultimo aggiornamento 19 Gennaio 2021 - 0:18
Lug 28, 2017 Redazione Cronaca 1
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana: “L’auspicio è che le forze dell’ordine possano individuare in tempi brevi i responsabili del vile gesto”
Il giornalista Nello Trocchia, inviato del programma “Nemo, Nessuno Escluso” di Rai 2, e il suo film maker Riccardo Cremona, sono stati brutalmente aggrediti a Vieste. È successo ieri pomeriggio mentre i due erano sulla scena dell’omicidio di Omar Trotta, il 31enne ucciso nel suo locale a Vieste.
Trocchia e Cremona erano inizialmente a Mattinata per un servizio sull’arrivo in paese della Commissione d’accesso agli atti per presunte infiltrazioni criminali, ma in seguito al fatto di sangue avvenuto a Vieste i due si sono recati sul luogo del delitto.
Quando sono giunti sul posto, ignoti hanno prima intimato loro di andarsene, poi uno dei presenti ha assalito Trocchia a calci e gli ha sbattuto la testa contro il muro. Il giornalista è stato costretto a recarsi al pronto soccorso per farsi medicare.
Immediata la solidarietà di FNSI, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana: “L’auspicio – commentano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti – è che le forze dell’ordine, che si trovavano nelle vicinanze del luogo teatro dell’aggressione, possano individuare in tempi brevi i responsabili del vile gesto”. Già in passato Nello Trocchia era stato più volte vittima di minacce per via del suo lavoro d’inchiesta e da tempo è in attesa di un’adeguata vigilanza.
Su Facebook lo sfogo del giornalista: “Vi ringrazio assai per la vicinanza e l’affetto. E’ passato lo spavento e sto meglio, passa tutto. Sul posto c’era una sola telecamera, la nostra, e, invece, dovremmo illuminare a giorno quello che succede nel foggiano. Un omicidio ogni dieci giorni dallo scorso aprile, è spaventoso, come la ferocia e l’aggressività di chi vive in questa quotidiana violenza. Stavo facendo il mio dovere come lo fanno decine di colleghi in terra di mafia. Io non faccio niente di speciale, io sono solo un cronista, e, credetemi, l’elenco è lungo di quelli che vengono aggrediti, intimiditi. Persone che stimo e apprezzo e, come già successo in passato, se ho un attimo per fermarmi e condividere una riflessione è giusto allargarla a loro. A chi è pagato da fame, a chi è solo quando viene intimidito, a chi racconta in questi territori. Un collega, l’altro giorno, mi disse che con 700 euro al mese e quattro querele fisse all’anno era in procinto di abbandonare la professione. Meno siamo a raccontare e più siamo soli. Un quadro desolante che fa comodo a molti. Ogni potere, da quello criminale a quello politico a quello imprenditoriale, lavora per ridurre gli spazi di libertà. Le aggressioni, le intimidazioni e le querele temerarie fanno un male diverso. Le ho conosciute tutte e hanno lo stesso scopo: spegnere il racconto”.
“Ieri – conclude il giornalista – guardavo l’immensità di questo mare, pensavo al mio sud che amo profondamente. Mi atterrisce l’idea di lasciarlo a chi spara in pieno centro alle 3 del pomeriggio, di lasciarlo ai criminali. Ed è solo per questo che ancora resta voglia di continuare a raccontare perché sono nato in un posto sventrato da politica criminale e malavita e appare ancora inaccettabile, ai miei occhi, abituarsi all’idea che alla fine vincano loro”.
La Redazione
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Povero il nostro sud …. e povero il nostro bellissimo gargano…. ma sono sempre più convinto che il male peggiore sono le istruzioni non fanno nulla!!!