Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Gen 25, 2019 Redazione Cronaca 0
Ci sono elementi di spicco della criminalità garganica e cerignolana dietro la rapina al portavalori della ditta “Ferrari”, messa a segno il 15 ottobre del 2016, a Bollate, nel Milanese. Aprirono la carrozzeria del furgone con una motosega. Uno dei rapinatatori si ferì con una lamiera. Incastrato dal DNA
Erano armati fino ai denti quando, il 15 ottobre del 2016, misero a segno una rapina ad un portavalori che trasportava gioielli preziosissimi. Oggi 25 gennaio 2019, 7 persone, tutte di origine pugliese, sono state arrestate dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Milano con la stretta collaborazione della Squadra Mobile della Questura di Foggia e del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Milano.
L’assalto al portavalori avvenne in via La Cava a Bollate, sulla rampa di accesso della strada provinciale Monza-Rho, nell’area metropolitana di Milano. Nel corso della rapina furono prelevati gioielli storici della ditta BULGARI, collezione “Heritage”, del valore stimato superiore ai 4 milioni di euro e gioielli di altre prestigiose case. Nella circostanza due furgoni della ditta “Ferrari”, dopo essere usciti dalla sede della società “Battistolli” di Paderno Dugnano (MI), sono stati bloccati da almeno 5 persone, travisate con passamontagna ed armate, giunte sul posto a bordo di tre auto.
Gli stessi, con una motosega, hanno creato un’apertura nella carrozzeria del furgone ed hanno asportato solo alcuni plichi contenenti i gioielli. Abbandonata sul luogo della rapina una delle autovetture utilizzate, i rapinatori si sono allontanati a bordo di due autovetture.
Le indagini sono partite dall’analisi dei traffici delle celle telefoniche attraverso cui è stato possibile risalire alle utenze in uso ai rapinatori, localizzate dprima nel capoluogo milanese e poi nella provincia di Foggia. Dal successivo sviluppo dei tabulati telefonici è stato possibile risalire all’identità dei reali utilizzatori cui le utenze sono state poi attribuite.
Uno dei rapinatori poi, nel prelevare il bottino, si era tagliato con la lamiera del portavalori, procurandosi una ferita dalla quale era uscito del sangue. Da qui i poliziotti hanno estrapolato un profilo genetico valido che, mesi dopo, confrontato con quello prelevato a F.S. nel corso di una perquisizione, ha dato riscontro positivo.
A finire in manette, nella giornata di ieri e nel corso della notte, sono state 7 persone: Giancarlo Valerio D’Abramo 41 anni di Cerignola; Raffaele D’Assisti, 29 anni di Canosa di Puglia; Francesco Mavellia 43 anni di San Ferdinando di Puglia; Catello Lista 42 anni di Manfredonia; Carmine Valerio 41 anni di Barletta; Francesco Scirpoli 37 anni di Mattinata e Antonio Quitadamo 43 anni di Mattinata (detto “baffino”, già detenuto presso la casa circondariale di Melfi per altri reati), gli ultimi due esponenti di spicco del clan di Mario Luciano Romito, il boss di Manfredonia morto ammazzato il 9 agosto 2017 nella strage di San Marco in Lamis.
La Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nella provincia di Foggia e di Barletta-Andria-Trani, emessa dal G.I.P. dr. Carlo Ottone De Marchi su richiesta della Procura della Repubblica di Milano, Dott.ssa Isabella Samek Lodovici.
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