Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Apr 18, 2019 Redazione Cronaca 0
Matteo Lombardi, detto “U Carpinese” incastrato dal DNA ritrovato sulle cartucce. C’è anche il lavoro del maresciallo dei Carabinieri Vincenzo Di Gennaro nelle indagini sull’omicidio
Arriva a distanza di due anni la risposta dello Stato all’omicido del pregiudicato Giuseppe Silvestri, detto “l’Apicanese”, il 44enne ucciso il 21 marzo del 2017 a Monte Sant’Angelo.
I carabinieri del comando provinciale di Foggia hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari nei confronti di Matteo Lombardi, detto “Carpinese”, di 49 anni, ritenuto dagli inquirenti al vertice del clan malavitoso Lombardi-Ricucci-Romito e di Antonio Zino, di 40 anni.
Lombardi è accusato di omicidio aggravato dalla finalità mafiosa nei confronti di Giuseppe Silvestri, il 44 enne ucciso a Monte Sant’Angelo (Foggia) il 21 marzo 2017. Zino è accusato di favoreggiamento per aver fornito un alibi falso al presunto killer. Secondo gli inquirenti Lombardi è uno dei mandanti nonché l’autore materiale dell’agguato.
Silvestri era alla guida del suo Fiat Doblò quando venne raggiunto da una raffica di colpi d’arma da fuoco. Il movente dell’omicidio sarebbe riconducibile alla lotta per il controllo del territorio tra il clan Libergolis e quello dei Lombardi-Ricucci-Romito.
C’è anche il lavoro del maresciallo dei Carabinieri Vincenzo Di Gennaro, ucciso il 13 aprile a Cagnano Varano mentre era in servizio, nelle indagini sull’omicidio di Giuseppe Silvestri, che hanno portato all’arresto di Lombardi e Zino. Il maresciallo Di Gennaro, come ha ricordato questa mattina in conferenza stampa il comandante provinciale dei Carabinieri di Foggia, Marco Aquilio, svolse i primi accertamenti su un’auto trovata bruciata nelle campagne di Cagnano Varano, poi risultata essere stata usata da Lombardi per allontanarsi dal luogo del delitto.
Alla identificazione di Lombardi, gli inquirenti sono arrivati grazie alle tracce di dna repertate dal Ris di Roma sulle cartucce di fucile recuperate sul luogo dell’omicidio. I carabinieri hanno anche smontato il falso alibi messo in campo da Lombardi e Zino, che hanno costruito ad arte un viaggio in Lombardia, per l’acquisto di un’auto, proprio durante la notte del delitto. “Smontare quell’alibi precostituito non è stato facile – ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Foggia, Marco Aquilio – ma alla fine siamo riusciti a dimostrare che nella ricostruzione fornita dagli indagati c’erano 24 minuti di buco”. Quei 24 minuti che hanno fatto crollare l’alibi e finire in carcere Lombardi e Zino.
Lombardi, esponente del clan Romito-Ricucci-Lombardi di Manfredonia, ipotizza la Dda, avrebbe ucciso Silvestri, del clan rivale dei Li Bergolis, per appropriarsi del suo territorio di controllo mafioso. In particolare il 44enne di Monte Sant’Angelo sarebbe stato ucciso perché avrebbe collaborato alla rapina alla gioielleria Dei Nobili di Monte Sant’Angelo, che, secondo gli inquirenti, era sotto la protezione del clan avversario. Quella notte, secondo gli inquirenti, Lombardi avrebbe raggiunto Silvestri in auto alle 4 del mattino, esplodendo 12 colpi di fucile, per poi fuggire in direzione di Poggio Imperiale dove, ad attenderlo, c’era Zino con il quale fece il viaggio in Lombardia, mentendo sugli orari della partenza.
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