Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Set 18, 2020 Redazione Cronaca 0
Scattano servizi dedicati per individuare i responsabili dell’inquinamento atmosferico e del suolo
Nella mattinata di ieri il Prefetto di Foggia, Dott. Raffaele Grassi, ha riunito i vertici provinciali delle Forze di polizia per affrontare un annoso problema che, ciclicamente, si verifica nelle campagne della Capitanata, quello relativo all’abbruciamento dei residui delle coltivazioni, compresi i tubi per la loro irrigazione.
Tale fenomeno si presenta purtroppo puntualmente al termine di ogni ciclo produttivo di determinate coltivazioni, causando un doppio tipo di inquinamento, soprattutto quando tra i resti vegetali vengono inseriti anche i tubicini di PVC, sia dell’aria che del suolo, con inevitabili pericolosissime ricadute sulla salute di tutti.
Sono infatti ancora molto numerosi i coltivatori che, credendo di risparmiare sui costi per lo smaltimento di quei tubi, ignorano o, peggio, non si curano dei danni che provocano non solo all’ambiente, ma anche a loro stessi, in quanto le sostanze che poi infiltrano i loro stessi terreni andranno ad incidere negativamente sulla qualità dei prodotti futuri, ormai avvelenati. Farla capire non è affatto semplice!
Non così difficile, invece, dovrebbe essere il comprendere che il regolare smaltimento dei tubi in PVC a loro non costerebbe nulla di più, in quanto era stato già pagato all’atto dell’acquisto.
Nel prezzo di quei manufatti, anche di quelli monouso, è infatti compreso il costo per il loro smaltimento. È sufficiente portarli al rivenditore, che è tenuto per legge a prenderli in consegna gratuitamente, o far venire sul campo una delle ditte specializzate che, anche qui gratuitamente, li vengono a prelevare, e che poi, dopo averli lavorati, ne rivendono il materiale, perdipiù guadagnandoci. In buona sostanza: bruciare i tubi per l’irrigazione non ha quindi nemmeno senso.
Chi continua a bruciare questa materia plastica, pertanto, commettendo volontariamente un reato, è un delinquente e come tale verrà trattato. Questa, in estrema sintesi, la decisione sortita all’esito dell’incontro.
Le pattuglie delle tre Forze di polizia a competenza generale sono quindi state incaricate di individuare, nel corso dei quotidiani servizi di controllo del territorio all’esterno dei centri abitati, i roghi che, normalmente quando è ormai tramontato il sole per non farne notare il fumo, vengono accesi soprattutto all’interno dei canali irrigui, per nascondere le fiamme o le braci dalla vista di chi transita lungo le strade.
L’accertamento è inoltre semplificato dalla possibilità di procedere nei confronti di proprietari e conduttori terrieri anche in loro assenza, essendo considerati per legge comunque responsabili della vigilanza, con pesanti conseguenze sia penali che amministrative. I responsabili degli abbruciamenti illegali, pertanto, incorreranno in sanzioni ammontanti a svariate migliaia di euro, oltre che al conseguente avvio del procedimento per la loro estromissione dai contributi AGEA.
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