Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Mag 31, 2021 Redazione Cronaca, Notizie 1
Il primo grado del processo sull’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico di Taranto si chiude con condanne pesanti
Dopo 329 udienze (la prima risale al 17 maggio 2016) e cinque anni, il processo “Ambiente Svenduto” relativo al disastro ambientale imputato all’Ilva di Taranto sotto la gestione del gruppo industriale Riva è giunto alla fine. Dopo 11 giorni di camera di consiglio, questa mattina la Corte d’Assise di Taranto ha emesso la propria sentenza condannando a pene severe gli ex proprietari e vertici dell’acciaieria, ma anche gli uomini delle istituzioni coinvolti: 22 anni di reclusione per Fabio Riva, 20 anni per il fratello Nicola, 21 anni e 6 mesi per Girolamo Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali, e 21 anni per l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso.
I fratelli Riva sono accusati di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. La pubblica accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva.
La Corte d’Assise di Taranto ha inflitto 3 anni e mezzo di reclusione a Nichi Vendola, ex presidente della Regione Puglia. I pm avevano chiesto la condanna a 5 anni. Vendola è accusato di concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva.
Due anni di reclusione per quest’ultimo, Giorgio Assennato, accusato di favoreggiamento nei confronti di Vendola. Secondo l’accusa, Assennato avrebbe taciuto delle pressioni subite dall’ex governatore affinché attenuasse le relazioni dell’Arpa a seguito dei controlli ispettivi ambientali nello stabilimento siderurgico. Il pm aveva chiesto la condanna a un anno. Assennato, che ha sempre negato di aver ricevuto pressioni da Vendola, aveva rinunciato alla prescrizione.
Disposta inoltre la confisca degli impianti dell’area a caldo che furono sottoposti a sequestro il 26 luglio 2012 e delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva Forni Elettrici. Condannato a 17 anni e sei mesi l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti.
Dura le reazione dell’ex governatore della Puglia: “Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità – ha detto Nichi Vendola dopo la sentenza -. E’ come vivere in un mondo capovolto, dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova. Una mostruosità giuridica avallata da una giuria popolare colpisce noi, quelli che dai Riva non hanno preso mai un soldo, che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali. Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l’ennesima prova di una giustizia profondamente malata”.
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E per tutto questo ci sono servite 329 udienze????
5 anni per risolvere questo caso che poteva essere risolto in una settimana?
Povera Italia!!