Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Set 23, 2020 Redazione Economia 0
Davanti alla Camera di Commercio di Foggia questa mattina si sono radunati gli agricoltori per manifestare il proprio disappunto verso il prezzo del grano, sempre più basso tanto da arrivare ad un valore ben al di sotto dei costi di produzione sostenuti dalle aziende
Sit-in di protesta degli agricoltori contro i continui e ingiustificati ribassi delle quotazioni del grano. Questa mattina, davanti alla Camera di Commercio di Foggia, si sono radunati gli agricoltori per manifestare il proprio disappunto verso il prezzo del grano, sempre più basso tanto da arrivare ad un valore ben al di sotto dei costi di produzione sostenuti dalle aziende.
Cia-agricoltori italiani della Capitanata, sconcertata davanti all’ennesima proposta di riduzione del prezzo, non ha potuto fare altro che abbandonare il tavolo. Ma dichiara battaglia e se la situazione non dovesse cambiare è pronta a dare corso a mobilitazioni plateali e nuove azioni di protesta.
«Se qualcosa non cambia rinunceremo a seminare»: è lo sfogo degli agricoltori che hanno manifestato a Foggia a difesa del grano italiano.
«L’ottima qualità e la bassa produzione rendono incomprensibili i continui cali di listino delle diverse borse merci, dove le quotazioni non raggiungono i costi di produzione in campagna». La proposta di prezzo è stata un’ulteriore abbassamento di 20 centesimi al quintale.
Per salvaguardare il made in Italy attuale e futuro e non penalizzare i produttori agricoli che, a fronte di importanti investimenti, si ritrovano ogni anno a fare i conti con i bilanci in rosso, è necessaria, quindi, un’operazione di chiarezza con gli attori della filiera e il mondo istituzionale.
«Occorre spiegare la grande differenza tra grano nazionale (italiano) rispetto a quello nazionalizzato che può creare molta confusione tra i consumatori, i quali vogliono sapere quello che comprano e mangiano. Quello “nazionalizzato” viene acquistato all’estero ma venduto e spacciato per grano acquistato in Italia. Una pratica scorretta che denota scarsa trasparenza nei confronti dei consumatori e delle imprese molitorie. Il made in Italy non può essere un vessillo da sbandierare solo per favorire gli industriali».
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