Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Mar 21, 2018 Redazione Eventi e cultura 0
“Il problema non sono le mafie, il problema siamo noi”. Queste le parole di Don Ciotti a Foggia sul palco per commemorare la 23ma Giornata dell’impegno e della memoria in ricordo delle vittime delle mafie
“Liberi Tutti, Diritti e saperi contro mafie e disuguaglianze”. Questa la scritta sullo striscione che apre il corteo che stamattina ha sfilato per le vie di Foggia per la ventitreesima `Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie´.
“Terra, solchi di verità e giustizia” è il titolo della manifestazione promossa da Libera, l’Associazione presieduta da Don Ciotti, che quest’anno ha scelto Foggia come piazza principale dell’evento, ma che contemporaneamente vede celebrare l’evento in altri quattromila luoghi in Italia, Europa e America Latina.
Migliaia gli studenti presenti, tra cui quelli di tutte le scuole di Foggia e molte dei Comuni dell’intera Provincia. Una lunga bandiera della Pace agitata dai giovani, nella speranza che oggi in tutta Italia inizi una splendida primavera di verità e giustizia.
Alla manifestazione hanno partecipato, tra gli altri, il presidente del Senato, Pietro Grasso; il reggente del Pd, Maurizio Martina; il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano; il vicepresidente del Consiglio regionale, Giandiego Gatta; il sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro; la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi; il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, centinaia di parenti delle vittime di mafia. In corteo anche i segretari generali dei sindacati, rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine.
E don Ciotti nei giorni scorsi ha scritto agli organi di informazione spiegando che Foggia è stata scelta per “denunciare la potenza e la ferocia di una mafia emergente ma colpevolmente sottovalutata, responsabile in questi anni di tanti omicidi, il più delle volte impuniti, a carico anche di innocenti”. Secondo i dati a disposizione di Libera, in Puglia le vittime innocenti di mafia sono 70, di cui almeno il 30% sono donne e bambini.
Ingente lo spiegamento delle forze di sicurezza con 112 poliziotti, 70 carabinieri, e diversi agenti dei reparti speciali. Per ragioni di sicurezza sono stati sigillati tutti i tombini e tolti i cassonetti.
Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, nel corso della manifestazione: “Sono qui a Foggia per accendere i riflettori su questa zona che insieme a Napoli e alla Campania è ancora attraversata da manifestazioni di violenza”. “Questo non deve essere un momento di sottovalutazione del fenomeno, ma di attenzione su questi territori. E questo il significato della nostra presenza”. Grasso ha poi manifestato la sua soddisfazione per la presenza di tanti studenti. “I giovani sono coloro su cui noi anziani contiamo per poter avere l’idea di futuro migliore del nostro paese. Nei loro occhi leggo la speranza di partecipare e questo dà anche a me la forza di continuare su questa che è una lotta per la verità e la giustizia”.
Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: “La Puglia sa da che parte stare, uniti per la legalità”. Il governatore ha dato l’annuncio della approvazione, da parte della giunta pugliese, di un disegno di legge per la legalità e la lotta alle mafie. Prevede, tra l’altro, la nascita della «Fondazione antimafia sociale».
Il sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro: “Siamo qui anche per ricordare che tanti amministratori locali ogni giorno subiscono intimidazioni e attentati. E siamo qui per ricordare soprattutto gli amministratori locali dei piccoli comuni, che sono quelli che hanno poca voce e che magari vengono dimenticati troppo in fretta. E che ogni giorno prendono posizione contro la mafia e subiscono attentati”. Oggi – ha aggiunto – è una bellissima manifestazione, con migliaia di persone, cittadini, madri, padri, tante istituzioni, tanti sindaci con la fascia tricolore che idealmente unisce la comunità nel nostro Paese”. “Questo impegno che oggi prendiamo tutti insieme qui – ha sottolineato Decaro – lo dobbiamo rinnovare tutti giorni. Un impegno a dire no alla mafia, no alle intimidazioni, no alla paura”. “Oggi – ha concluso – è stato importante essere qui per testimoniare non solo il ricordo nei confronti delle vittime innocenti della mafia. Ma anche la richiesta di giustizia e verità per queste persone e le loro famiglie”.
Don Ciotti sul palco ha voluto vicino tre vescovi per testimoniare “la gratitudine della presenza della Chiesa che si sporca concretamente le mani” perché come diceva Don Tonino Bello: “Non mi interessa sapere chi sia Dio, mi basta sapere da che parte sta”.
Il numero uno di Libera ha rivolto poi un saluto speciale a Rita Borsellino, Stefano Fumarolo, Peppino D’Urso (ex capogruppo in Consiglio comunale del Partito Democratico a Foggia, tra i promotori del progetto Parcocittà, vittima che proprio ieri ha subito
“Ieri il Prefetto mi ha dato una notizia bellissima: un altro commerciante ha denunciato i suoi estorsori. Diventa un segnale di grande positività che dobbiamo essere capaci di cogliere. Nessuno è necessario, nessuno è insostituibile, ma nessuno può agire al posto nostro. Tutti siamo chiamati a scelte più coraggiose. Coraggio e umiltà non richiedono eroismi, ma generosità e responsabilità. Non ci si puà limitare a chiedere il cambiamento Dobbiamo diventare noi stessi il cambiamento. Dobbiamo uscire tutti di più dall’io per organizzare il noi”.
“Papa Francesco aprendo la Quaresima ha usato tre parole: sfiducia, apatia, rassegnazione. Sono tre demoni che tentano i credenti e non solo. La vita ci chiede oggi di osare, di avere più coraggio che si impara non dalle grandi imprese me dalla piccole cose”.
“L’omertà uccide la verità e la speranza. E penso al bisogno di verità. Il 70 per cento dei familiari delle vittime innocenti della violenza mafiosa non conosce la verità. Non è possibile. Penso a Francesco Marcone (il Direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia assassinato il 31 marzo 1995 per aver denunciato un giro di malaffare e di corruzione, n.d.r.). Non si conosce la verità, ma voi lo sapete che le verità passeggiano per le vie delle nostre città”.
“Ai familiari delle vittime innocenti. Una memoria viva che si deve tradurre in impegno e responsabilità. Non dimentichiamo quelli che muoiono dentro. Sta a noi non lasciarli solo perchè non diventino vittime a loro volta della nostra indifferenza o della rassegnazione. Sta a noi costruire un ponte con le nuove generazioni affincheè in un Paese distratto si smascheri l’inganno della memoria di circostanza. La nostra vuole essere una memoria viva, che non vuole dimenticare nessuno.
“Il nostro pensiero va anche alle vittime del terrorismo, alle vittime della criminalità comune, del dovere, delle stragi, del caporalato, alle vittime dello sfruttamento della tratta, ai tanti migranti che cercano la terra promessa e non sono riusciti a raggiungerla”.
“La prima corruzione è quella delle coscienze, perché una coscienza viva capace di interrogarsi, di cercare verità dentro e fuori di sé, si terrà sempre distante dai comportamenti corrotti. Il problema non sono le mafie, il problema siamo noi”.
“Nessuno deve delegare ad altri. Soltanto l’esercizio della responsabilità permette ad una democrazia di essere sostanziale. Nessuna delega perché solo facendo ognuno la nostra parte, impediamo che una comunità si disgreghi e diventi permeabile agli interessi illegali e criminali. La legalità non diventi un idolo, non resti solo una parola educativa. Diventi non una parola estratta, ma una parola id vita. Legalità vuol dire lavoro, politiche per la famiglia, servizi sociali, attenzione alle persone più fragili”.
E poi Don Ciotti parla dei giovani, dopo aver girato le scuole in queste mesi: “La vostra terra è una meraviglia. Siate orgogliosi di essere pugliesi e qui foggiani. Sono un piccolo testimone della meraviglia di questa terra. I vostri ragazzi sono meravigliosi quando trovano dei punti di riferimento veri, coerenti, credibili. Vi prego, non tradiamo i nostri ragazzi. La legalità non può essere un insieme di principi sacrosanti ma astratti. Deve essere un ponte tra la responsabilità e la giustizia. Dobbiamo stare dalla parte della democrazia, quella vera, quella viva, che non si limita ad appellarsi alla Costituzione, ma cerca di realizzare la nostra Costituzione.
“Quasi 5 milioni di povertà assoluta nel nostro Paese sarà un problema centrale? Se 2 milioni e trecento mila giovani hanno terminato la scuola e non trovano lavoro, sarà un problema centrale. Le vere vittime sono anche i grandi esclusi oggi: i giovani e i migranti”.
“Don Ciotti ha sottolineato il ruolo importante delle donne. Le mafie hanno confiscato la vita di tante persone. Oggi sono le donne che si stanno ribellando a tutto questo, per amore viscerale verso i figlia, stanno aprendo una breccia dall’interno delle organizzazioni mafiosi. Sono diventate delle mine vaganti per le mafie perché simboleggiando il tramonto di un modello culturale. Libera sta accompagnando decine di donne che rompono con quella cultura, che chiedono di essere aiutate a ricostruirsi la vita in contesti diversi”.
“Su questa piazza poi ci sono tanti giovani della giustizia minorile italiana, ragazzi che hanno sbagliato, che devono rendere conto di quello che hanno fatto ma che devono trovare altri riferimento, poter sperimentare altre forme di comunità. Hanno camminato con noi in questi giorni. Molti arrivano da famiglie mafiose. La dimostrazione delle donne e dei giovani è che è possibile voltare pagina”.
Infine un messaggio forte: “Una società che non si cura dei ragazzi, dei giovani è una società che non si cura della propria storia e del proprio avvenire. I giovani vanno sostenuti e incoraggiati, ma anche dotati degli strumenti necessari per realizzare le loro capacità. Scuola e lavoro sono le priorità di una società aperta al futuro Vi prego, diamo ai giovani quello che gli spetta e saranno loro, gli esclusi di oggi, ad indicarci e a costruire la strada del domani.
L’appello ai giovani: “Fate della vostra vita un veicolo di accoglienza e di conoscenza. Ciascuno di noi può fare qualcosa per costruire qualcosa di giusto e umano. E ancora di più lo può fare chi, come voi, è sensibile alle cose grandi e belle che rendono la vita degna di essere vissuta. Il cambiamento che noi desideriamo ha bisogno di ciascuno di noi. Noi dobbiamo essere questo cambiamento”.
Infine un messaggio per le persone che sono dentro le organizzazioni criminali:”Da questo palco, da Foggia, dopo aver sentito questo interminabile elenco di persone assassinate una parola per voi: non è vita quella che fate, vi aspetta il carcere o la morte, vi aspetta il dovervi nascondere perché sarà il bene a vincere sul male, perché noi unendo le nostre forze siamo più forti di voi. Non sono le vostre bombe, le auto che incendiate. Non ce la farete. Vi prego, cambiate vita. Siamo disposti ad accogliere i vostri bimbi. Trovate questo coraggio. Non è vita quella che fate. State uccidendo le vostre vite.
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