Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Feb 08, 2012 Redazione Il caso 1
Il vostro coniuge vi ha traditi? Non ha colpe, almeno in sede di separazione, ha anzi il diritto agli alimenti se versa in condizioni economiche inferiori o se è affidatario dei figli. È quanto stabilito dal Tribunale di Foggia con una sentenza destinata a fare storia.
Se un marito o una moglie ha tradito il proprio partner significa che “si era già verificata una perdita definitiva ed irreparabile dell’affettività”, insomma che il matrimonio era già in crisi. L’adulterio, visto così, sarebbe dunque un effetto e non una causa. Questo il principio dietro alla decisione giudiziaria. Ed ecco perché al coniuge traditore resta il diritto di ricevere dall’altro quanto necessario al suo mantenimento, se non dispone di adeguati redditi propri.
Oltre ad esprimersi su un tema che da anni è al centro del dibattito tra le varie Corti di Giustizia italiane, anche a seguito dei numerosi ricorsi di coniugi adulteri, quella del tribunale di Foggia è una sentenza che rivoluziona completamente la vecchia legge del 1975 perché cancella uno dei tre obblighi alla base del contratto matrimoniale: la fedeltà (gli altri due obblighi reciproci sono la convivenza e il mantenimento economico).
Nello specifico, l’art. 151 del codice civile stabilisce che, nel pronunciare la sentenza di separazione il giudice, su richiesta, deve indicare il coniuge a cui addebitare la separazione stessa per aver violato i doveri nascenti dal matrimonio, tra cui quello della fedeltà (art. 143). L’infedeltà comunque non basta a giustificare l’addebito della separazione: lo è solo se risulta la causa della crisi coniugale. Esattamente il contrario dunque della conclusione della recente sentenza.
Ma non finisce qui perché la decisione dei giudici del Tribunale di Foggia non elimina solo l’adulterio dalle cause di addebito ma anche il turpiloquio, ovvero “un modo di parlare volgare ed offensivo”. E dire che prima del 1975 adulterio e turpiloquio, insieme anche all’omosessualità, erano considerati veri e propri reati. È il frutto del cambiamento radicale dei costumi, un’evoluzione a cui la giurisprudenza non può restare indifferente.
La Redazione
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SEMPRE PEGGIO LA LEGGE…MAAAAAAAAAAAAAA