Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Mag 07, 2014 Redazione Il caso 0
Il democratico Fabiano Amati è stato condannato a 20 mesi per abuso di ufficio e falso, ma continuerà a percepire 4mila 100 euro di rimborso spese e l’indennità di 7mila euro, ridotta però del 15 per cento.
Da ieri i seggi del Consiglio regionale della Puglia non sono più 70 ma 69. Il 5 maggio, infatti, il consiglio regionale pugliese ha preso atto del decreto di sospensione firmato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi relativo al consigliere regionale fasanese Fabiano Amati (PD), a febbraio condannato a 20 mesi per abuso di ufficio e falso.
Anche se i fatti contestati ad Amati risalgono al 2009 (secondo l’accusa il consigliere avrebbe redatto un piano di recupero del centro storico di Fasano quando era consigliere comunale a Fasano, favorendo gli immobili di famiglia), c’è di mezzo la Legge Severino del 2012 che impone la sospensione a 18 mesi dei consiglieri condannati anche solo in primo grado. Durante questi 18 mesi il consigliere in questione non può neanche essere sostituito perché sempre secondo la legge i soggetti esclusi “non sono computati al fine della verifica del numero legale, né per la determinazione di qualsivoglia quorum o maggioranza qualificata”.
Insomma Amati per questa legislatura esce di scena definitivamente. Il suo incarico è sospeso ma continuerà a percepire 4mila 100 euro come rimborso spese per l’esercizio del mandato e l’indennità, 7mila euro, ridotta del 15 per cento, cioè di 1.050 euro.
Se questo non bastasse a rendere bizzarra la questione, a creare un ulteriore paradosso è la condotta di Forza Italia. Ad innescare le polemiche durante la lettura fatta dal presidente del consiglio regionale Onofrio Introna del documento con cui si prendeva atto dell’uscita di scena di Amati è stata proprio l’opposizione. I consiglieri di Forza Italia, tra cui Roberto Ruocco, di Fi, e Davide Bellomo, del Movimento Schittulli si sono detti, infatti, contrari alla Legge Severino definendola illegittima e inapplicabile retroattivamente.
“Difendiamo il principio, non le persone” hanno detti gli eletti del partito di Berlusconi che hanno scatenato nel Consiglio della Regione Puglia una bagarre durata due giorni.
A trovare poi la mediazione è stato proprio Introna che ha messo d’accordo tutti i capigruppo: sarà chiesto un parere pro veritate su una nuova mozione sempre a firma centrodestra per capire se legge Severino possa essere riveduta e corretta.
La Redazione
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