Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Feb 10, 2012 Redazione Il resto dell'Italia 0
Parto naturale? In Italia sempre meno donne sanno cosa sia, dato che c’è un alto ricorso al parto cesareo con un’incidenza del 38,2%, secondo le ultime stime, contro una media che l’Organizzazione mondiale della sanità stabilisce doversi attestare intorno al 15%. Dati preoccupanti su cui ora il Ministero della Salute vuole fare luce.
A lanciare l’allarme è stata l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che ipotizza “comportamenti opportunistici dolosi”. Una segnalazione raccolta dal Ministro della Salute, Renato Balduzzi, che ha dato il via ai controlli. Ad eseguirli a livello nazionale, in strutture sanitarie pubbliche e private, saranno i carabinieri dei Nas. Durante queste verifiche, che verranno effettuate a campione e che dovranno accertare un eventuale utilizzo non appropriato del cesareo, sarà acquisita la fotocopia della cartella clinica e della documentazione ecografica della paziente.
In quali zone d’Italia si ricorre più facilmente al parto cesareo? Con i valori massimi del 61,6% e del 52,8% spiccano rispettivamente la Campania e la Sicilia. Entrambe regioni del Sud dunque, un particolare che meriterebbe un’osservazione più approfondita e che potrebbe già dare una certa piega a questa analisi, come fa notare anche lo stesso ministro della Salute:
«Si passa – ha fatto notare Balduzzi – dal 23% del Friuli al 62% della Campania. E senza che un maggiore ricorso al cesareo porti a un miglioramento degli esiti clinici».
Diverse potrebbero essere le ragioni che spingono al ricorso del bisturi per partorire e diverse dunque le eventuali piste da seguire. Prima fra tutte quella di natura economica: un taglio cesareo “costa” quanto un’operazione chirurgica e quindi molto di più di un parto naturale.
Tra i paesi europei, stando ai dati diffusi dall’Iss (Istituto superiore di sanità), l’Italia risulta essere quello con la più alta percentuale di cesarei. Seguono il Portogallo con il 33%, mentre negli altri Paesi si registrano valori inferiori al 30% che scendono al 21% in Inghilterra, al 17% in Spagna, al 15% in Olanda e in Francia e al 14% in Slovenia.
La Redazione
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