Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Apr 14, 2012 Pina D'Errico L'inchiesta 0
Assolto perché il fatto non costituisce reato. È con formula piena che l’11 aprile 2012 il Giudice Filomena Mari riconosce l’innocenza di Berardino La Porta, l’avvocato di Cagnano Varano arrestato nell’ambito dell’indagine sul duplice omicidio Zimotti, i due allevatori assassinati il 7 dicembre 2010.
A due mesi da quel delitto, per l’avvocato 52enne erano scattati gli arresti domiciliari su ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Lucera Ida Morelli che ha accolto la richiesta cautelare avanzata dal procuratore della Repubblica, Domenico Seccia, e dal pm inquirente Alessio Marangelli. La Porta era accusato di concorso in favoreggiamento e calunnia.
Una storia, quella dell’avvocato di Cagnano Varano, che s’intreccia alle corpose indagini compiute sulla brutale fine di Pietro e Sante Zimotti, padre e figlio, di 47 e 26 anni, freddati a colpi di fucile nelle campagne in località “Le Falcare”, tra Cagnano Varano e Carpino.
Per quel fatto di sangue, dopo gli accertamenti tecnici che hanno visto l’utilizzo di esami stub, intercettazioni telefoniche e ambientali, la Procura della Repubblica di Lucera individuò in Michele Pasquale De Gregorio, allevatore di 72 anni, e nel figlio Cosma Damiano, imprenditore edile di 47 anni, i responsabili di quel delitto. I due furono arrestati il 24 gennaio del 2011 mentre una terza persona, Michele Marrucchelli, operaio 27enne di Cagnano Varano, venne accusato di favoreggiamento personale.
Fu allora che entrò in gioco Berardino La Porta, chiamato a difendere Cosma Damiano De Gregorio. In poco tempo però l’uomo si dovette spogliare dei suoi abiti di legale per difendere se stesso da gravi accuse. Dopo alcuni accertamenti, compiuti avvalendosi dei suoi diritti di difensore, l’avv. La Porta riscontrò delle anomalie nelle dichiarazioni rilasciate da un testimone, Giovanni D’Avena, quarantenne sempre di Cagnano Varano. Per questo convocò l’uomo nel proprio studio per sentire la versione dei fatti. L’incontro, unito a quanto emerso fino allora dalle intercettazioni, confermò i dubbi dell’avv. La Porta: D’Avena avrebbe fatto confusione nel rilasciare la sua testimonianza agli inquirenti.
Quella discrepanza era tutt’altro che irrilevante: agli inquirenti D’Avena aveva dichiarato che il 7 dicembre del 2010, il giorno dell’omicidio, era andato a prendere De Gregorio (padre) alle 7 del mattino e di essere andato a riprenderlo alle 16,30. Dichiarazione che secondo l’assunto della Procura smentiva l’alibi del De Gregorio che aveva riferito invece di essere stato sempre in compagnia del figlio dalle 6 del mattino fino alla fine della giornata lavorativa.
Stando invece a quanto emerso da un’intercettazione ambientale, quanto raccontato da D’Avena si sarebbe verificato l’8 dicembre e non il 7. Da qui la decisione dello stesso D’Avena di rettificare e, ad accompagnarlo negli uffici della Procura della Repubblica fu proprio l’Avv. La Porta. Rimasto solo nella sezione di PG dei carabinieri, D’Avena sporse denuncia per il reato di falso in danno dei carabinieri che avevano verbalizzato le sue dichiarazioni.
Pochi giorni dopo scattarono gli arresti domiciliari per l’avvocato La Porta. Per la Procura, infatti, il legale, oltrepassando i suoi diritti difensivi, avrebbe indotto D’Avena a rettificare e avrebbe calunniato i carabinieri allo scopo di favorire De Gregorio. L’avvocato fu scarcerato pochi giorni dopo, in seguito all’interrogatorio di garanzia durante il quale fu chiarita la sua posizione: erano cessate le esigenze cautelari. Poi il rinvio a giudizio.
Pochi giorni fa l’epilogo della sua storia: l’11 aprile Berardino La Porta è stato assolto dalle imputazioni, con formula piena, perché il fatto non costituisce reato. Soddisfazione da parte dei legali di La Porta, gli avvocati Eustachio Agricola di Ischitella e Giuliano Iovane di Cagnano Varano, che avevano chiesto ed ottenuto il giudizio con il rito abbreviato:
“Siamo contenti per l’esito del processo – ha commentato l’avv. Agricola – ma anche perché abbiamo difeso il ruolo del difensore, ottenendo che fosse riconosciuta la legittimità dei suoi diritti. In quest’ ottica, io ho difeso anche me stesso”.
Nei fatti, assolvendo La Porta, il Tribunale ha riconosciuto la legittimità dell’operato dell’avvocato, rilevando l’assenza della sua volontà di favorire i De Gregorio o di calunniare i carabinieri. È venuto a mancare, dunque, l’intenzione.
Risale a solo due settimane fa invece il verdetto della Corte d’Assise sui due imputati accusati del duplice omicidio di Pietro e Sante Zimotti. Dopo un’ora di camera di consiglio, al termine del processo iniziato nel giugno scorso, è stata restituita la libertà a Michele Pasquale De Gregorio e al figlio Cosma Damiano, difesi dagli avv. Raul Pellegrini e Antonella Palumbo. I due, per i quali il Pm del Tribunale di Lucera, Alessio Marangelli, coordinatore delle indagini e rappresentante l’accusa in Corte d’Assise, aveva chiesto l’ergastolo, sono stati assolti per non aver commesso il fatto.
Assoluzione anche per Giovanni D’Avena (difeso dall’avv. Roberto D’Anza), accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosma Damiano De Gregorio e calunnia nei confronti dei carabinieri e per il quale invece erano stati chiesti 3 anni di reclusione. Unico condannato, è Michele Marrucchelli, l’operaio accusato di favoreggiamento perché avrebbe fornito un falso alibi ai De Gregorio.
I familiari delle vittime, difesi dall’avv. Ettore Censano, si erano costituiti parte civile chiedendo il massimo della pena per i De Gregorio e un risarcimento di 500mila euro.
Pina D’Errico
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