Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Nov 30, 2011 emanuele.tozzi Politica 0
FOGGIA – Non è più soltanto la battaglia contro la soppressione di ben 30 corse ferroviarie che dalla Puglia, dalla Sicilia, dalla Calabria, portano al centro nord, tagli che inevitabilmente finiranno per spaccare in due l’Italia. La protesta assume dimensioni più grandi, portando drammaticamente alla ribalta un tema che sembrava appartenere al passato: la questione meridionale. Da qui la necessità di restare uniti per combattere contro una decisione che penalizza fortemente tutto il Mezzogiorno.
È quello che hanno iniziato a fare ieri gli amministratori pugliesi e campani chiamati a raccolta dalla città che storicamente ha ricoperto il ruolo di crocevia strategico nazionale per i collegamenti Nord-Sud ed Est-Ovest: Foggia.
Accanto al padrone di casa, Gianni Mongelli, Michele Emiliano come sindaco di Bari ma anche come vicepresidente dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, Ippazio Stefàno (sindaco di Taranto), Giuseppe Mascolo (assessore comunale di Barletta), Francesco Prudentino (assessore comunale di Ostuni) e Gaetano Bevere (consigliere comunale di Ariano Irpino). Erano assenti ma hanno dato la propria adesione, i sindaci di Caserta e Benevento. Dopo un’ora di vertice istituzionale a porte chiuse al Comune di Foggia, la decisione è presa: il 7 dicembre si parte alla volta di Roma per una manifestazione presso le sedi del Ministero dello Sviluppo Economico e di Ferrovie dello Stato.
Alla mobilitazione saranno invitati a partecipare i sindaci, i presidenti delle Regioni e delle Province, i presidenti dell’Anci e dell’Upi (Unione province d’Italia) di Basilicata, Campania e Puglia e poi lui, il primo imputato, Mauro Moretti, amministratore delegato di Fs.
“Siamo disponibili a incontrarlo – annuncia Mongelli – per ricucire la lacerazione che queste politiche scellerate hanno provocato, ma dovrà modificare quel piano”.
Il problema però sembra riguardare la classe dirigente. Ne è sempre più convinto il primo cittadino di Bari: “Non si capisce perché al Nord le decisioni sono frutto di complicate e lunghe trattative mentre al Sud gli amministratori non sono stati né coinvolti né tantomeno informati, ma la misura è colma”.
La manifestazione del 7 dicembre vuole impedire la cancellazione, disposta con un atto unilaterale di Trenitalia, di quei 30 collegamenti ferroviari. Ed è proprio a questi atti unilaterali che riguardano il Sud che si vuole dire “basta”. “Non saranno più accettati” tuona Michele Emiliano secondo il quale questa è una vera e propria battaglia costituzionale:
“Il trasporto pubblico deve provvedere a connettere persone e merci perché é il primo elemento di sviluppo di un territorio. E non dimentichiamo che il treno è un mezzo fondamentale soprattutto per gli spostamenti dei ceti meno abbienti, in particolar modo, al Sud”.
In linea anche il sindaco di Taranto: “Dalla mia città con quei treni partono 40mila ammalati che hanno bisogno di curarsi altrove. Questi tagli – incalza Stefàno – vanno ad aggiungersi ai già drammatici viaggi della speranza. Come faranno da domani?”.
Da Anci ed Upi pieno appoggio agli amministratori meridionali che in conclusione ribadiscono il loro ‘no’ alle decisioni che penalizzano il Sud: “È una battaglia per tutti i meridionali che noi finalmente affronteremo uniti e consapevoli che senza la salvezza del Sud non c’è nessuna possibilità di salvare l’Italia. Da oggi dovranno coinvolgerci. O da qui non si passa più”.
La Redazione
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