Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Nov 18, 2014 Redazione Politica 0
Un immobile, due auto e quote societarie per un valore di circa 110mila euro
Centomila euro di beni sequestrati “per sproporzione”. Questo il provvedimento eseguito oggi, dagli agenti della squadra mobile di Foggia e dai finanzieri del G.i.c.o. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) di Bari, nei confronti dell’ex consigliere del Comune di Foggia, Massimo Matteo Lancetti.
L’arresto. Il sequestro, disposto dal GIP presso il Tribunale di Foggia, dottor Domenico Zeno, su richiesta della locale Procura della Repubblica, è legato all’accusa di aver riscosso tangenti da Zammarano e altri imprenditori edili. La misura cautelare segue gli accertamenti patrimoniali iniziati con le indagini della squadra mobile di Foggia, nell’ambito delle quali lo scorso 4 aprile Lancetti, Fernando Biagini (ex dirigente dei Lavori Pubblici del Comune di Foggia) e l’imprenditore Adriano Bruno, furono raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare perché ritenuti responsabili di concussione tentata concussione. Lancetti, Bruno e Biagini sono stati scarcerati agli inizi di ottobre con l’obbligo di firma, tre volte alla settimana.
Beni sproporzionati rispetto al reddito dichiarato. Dalle complesse indagini della Guardia di finanza, è risultata l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità di Laccetti e la sua capacità economica, ufficialmente dichiarata. Le indagini sono consistite nella valorizzazione in chiave patrimoniale degli elementi acquisiti e nel confronto e nell’intreccio di informazioni estratte dalle diverse banche dati in uso alla Guardia di Finanza.
Il sequestro. Sulla base del provvedimento emesso dall’Autorità Giudiziaria, nella mattinata di oggi sono stati sottoposti a sequestro preventivo un immobile, due autovetture e il 50% del capitale di una società dedita all’esercizio e all’accettazione di scommesse e concorsi pronostici avente sede a Cesena, ritenuta di fatto nella disponibilità di Laccetti, tramite interposta persona. Il tutto per un valore di circa 110mila euro. Il sequestro di oggi segue quelli effettuati dai finanzieri del G.I.C.O. e dagli agenti della Squadra Mobile già ad aprile e maggio del 2014 quando furono sequestrati denaro, gioielli e autovetture per un valore complessivo di 106.000 euro.
L’accusa. Secondo l’accusa Biagini, nella propria veste di dirigente comunale, avrebbe costretto l’imprenditore edile Lello Zammarano a versare una tangente di 80mila euro in contanti in relazione alla conclusione del contratto di affitto di un palazzo (individuato a seguito di regolare procedura per avviso pubblico) situato in piazza Padre Pio a Foggia, che il Comune avrebbe poi adibito a sede degli uffici giudiziari. Bruno avrebbe fatto da intermediario portando i soldi dell’imprenditore a Laccetti. Inoltre Biagini e Laccetti sono accusati, a vario titolo, di aver intascato altre tangenti da altri imprenditori per favorire alcuni appalti pubblici in città.
La difesa di Lancetti. Finora la strategia difensiva di Lancetti sta tentando di far passare Lello Zammarano come un corruttore. Seconda la difesa dell’ex consigliere, infatti, non sarebbe stata esercitata alcuna violenza o minaccia per costringere Zammarano a versare la tangente da 80mila euro per ottenere in cambio la locazione dell’immobile di piazza Padre Pio. Al massimo sarebbe stata un’offerta arrivata direttamente dall’imprenditore. Si tratterebbe così di corruzione e non di concussione.
Il processo. Iniziato lo scorso 3 ottobre, il processo a carico di Biagini, Laccetti e Bruno accusati, a vario titolo, di concussione e tentata concussione, si divide in due filoni di inchiesta: il primo riguarda la mazzetta da 80mila euro intascata da Zammarano per il contratto di locazione dell’immobile da adibire ad uffici giudiziari di Piazza Padre Pio a Foggia, il secondo procedimento vede coinvolti solo Biagini e Laccetti e riguarda un altro giro di mazzette pagate da tre imprenditori foggiani: Marco Insalata, Vincenzo Rana e Saverio Normanno, per complessivi 26mila euro. Gli indagati hanno richiesto e ottenuto di essere giudicati con il rito abbreviato. Nel processo si sono costituiti parte civile il Comune di Foggia e tre imprenditori che avrebbero pagato a Biagini le tangenti: Raffaele Zammarano, Marco Insalata e Vincenzo Rana.
La Redazione
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