Ultimo aggiornamento 15 Febbraio 2019 - 14:37
Feb 21, 2014 Redazione Spettacolo 0
Un Festival nel nome della “Grande Bellezza”. Così era stata presentata questa 64° edizione della kermesse più popolare della Tv italiana. Ma ad affrontare il tema in una chiave del tutto diversa ci pensa Luciana Littizzetto che con un monologo dai toni comici, oltre a tanti sorrisi strappa anche molte riflessioni.
La comica torinese diverte il pubblico parlando della differenza tra la barba maschile, molto in voga in questo periodo tra i vip, e quella femminile sicuramente meno apprezzata. Ed è proprio la categoria delle donne ad essere presa di mira da Luciana. Nonostante le donne, infatti, facciano di tutto per superare l’età che avanza con lifting e punturine, non vogliono ammettere che la bellezza prima o poi può svanire.
A modo suo Luciana distrugge gli stereotipi televisivi per i quali tutte le donne sono belle, giovani e carine conducendo semplicemente una vita sana. Ed è qui che piazza, in fascia protetta, il suo sonoro “vaffa” per rafforzare il suo pensiero perché, come precisa lei, ci sono cose che si risolvono solo con un “vaffa”.
“La bellezza –dice Luciana – non è questa. E’ quella di Alex Zanardi, quella di Lucia Annibali sfigurata dall’acido che ha la forza di rialzarsi. Bello – aggiunge la Littizzetto – è anche un bambino con la sindrome di down, che fa la pubblicità per una catena di negozi inglesi”.
La verità secondo Luciana è che la bellezza è “tante cose”, non è perfezione. La bellezza sta nella diversità, in contrapposizione ad un “orribile mondo di uguali, come lo voleva il nazismo che ammazzava i deboli e i diversi”. La bellezza per Luciana è per esempio Lucia Annibali, la donna sfregiata con l’acido che ha denunciato il suo torturatore e ha saputo ripartire.
Le persone diverse, spiega Luciana, sono comunque belle, sanno ridere, amare, possono anche essere antipatici e hanno diritto ad essere rappresentate in politica, nello sport, nello spettacolo e nella cultura. Al contrario invece, fa riflettere Luciana, le istituzioni non accettano i diversi: basta pensare alla volontà di voler cancellare gli insegnanti di sostegno dalla scuola.
“Ma perché – si chiede Luciana – la Barilla e la Ferrero non includono un bimbo down nei loro spot?”
Il suo monito è rivolto anche alle mamme che non sono pronte a far conoscere ai loro figli che cosa siano le diversità. Nel concetto della bellezza è più facile vedere persone che si fanno deformare il corpo volontariamente solo per essere belle che spiegare perché una persona è senza un braccio o non parla.
La risposta secondo Luciana è davanti ai nostri occhi:
“Mamma, se fai credere ai tuoi figli che la vita è come i cartoni animati e non sai spiegare perché un bambino tira i libri alla maestra oppure non riesce a parlare, non puoi sorprenderti se poi dà fuoco ad un barbone, perché i fiammiferi glieli hai dati tu”.
La prova che un’altra bellezza è possibile è la performance di Dergin Tokmak, ballerino e acrobata tedesco, affetto da poliomielite sin da bambino, che dopo il monologo di Littizzetto si è esibito in una coreografia con le stampelle.
Il video del monologo di Luciana Littizzetto del monologo di Luciana Littizzetto
Valeria Santucci
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