Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Lug 26, 2019 Redazione Attualità 1
L’attore neozelandese coprotagonista della serie tv “Spartacus” ha scelto Ischitella per il suo soggiorno nel Gargano. In esclusiva il video in cui esegue l’Haka, davanti ad un suggestivo panorama
T-shirt bianca, jeans e infradito. Sembra un comune turista, quando si presenta. E invece, davanti ai nostri occhi c’è Manu Bennett, l’attore 49enne noto al grande pubblico per aver interpretato il personaggio di Crisso nella serie tv “Spartacus” (la serie televisiva americana che narra le eroiche gesta di Spartaco, il gladiatore trace che si ribella all’egemonia romana), ma anche per il ruolo di Deathstroke nella serie “Arrow”, del temibile orco Azog nell’adattamento cinematografico di Peter Jackson di “Lo Hobbit” e di Allow nella seria tv di MTV “The Shannara Chronicles”.
L’attore neozelandese ha trascorso qualche giorno di vacanza in Italia e tra le sue tappe ha inserito anche il Gargano, scegliendo di soggiornare a Ischitella (FG), la cittadina tra mare e lago, presso il B&B “Beatrice”. Prima di lasciare la terra garganica e di partire per la Grecia, Bennett si è reso disponibile ad incontrare la nostra redazione e a concedere un’intervista.
Quando gli chiediamo le ragioni che lo hanno spinto a venire nello sperone d’Italia, emerge subito la passione dell’attore per la storia e in particolare per le rivolte in epoca Romana: «Sono venuto in Puglia, per approfondire il personaggio interpretato di Crixus (il gladiatore che combatteva al fianco di Spartacus) e della rivoluzione degli schiavi condotti da Spartacus» ci racconta Bennett. «Quando Spartacus decise di dirigersi verso il Nord dell’Italia, Crixus si separò scegliendo di andare invece a Sud, verso l’Apulia, proprio tra le montagne del Gargano dove poi venne sconfitto dai Romani che arrivavano da Pompei, nel 72 a.C.». «Ho cercato di capire come Crixus si fosse posizionato in questo territorio e una sera, stando sulla cima di un’altura, mi è capitato di vedere delle nuvole che erano a forma di cavallo. Non so quanto voi ci crediate, ma io sì, penso che la necessità di Crixus fosse quella di stare lontano dai cavalli dell’armata romana, quindi pensò che in un campo aperto sarebbe stato certamente ucciso. Queste montagne quindi costituivano certamente una tattica vincente contro le truppe Romane».
L’attore d’oltreoceano spiega come il viaggio sul Gargano gli abbia permesso di trovare relazioni tra la sua cultura Maori, la cultura ellenica e quella egizia, attraverso la riflessione sul linguaggio e in particolare su tre parole Maori che sono “UTU” (parola Maori e della Mesopotamia che vuol dire “giustizia”); “IO” (parola Maori e ionica che indica “Dio”); e RA (parola maori ed egiziana che sta per “Sole”): «Siamo tutti uniti in un unico spirito. La storia ci ha divisi, ma se si studia il senso delle parole, siamo in grado di tornare ad una storia antichissima».
Partono da qui, dalla ricerca delle tracce delle antiche civiltà, le sue riflessioni sull’umanità: “Più viaggio, e io viaggio tantissimo per il mondo, e più mi rendo conto che esiste una spiritualità che unisce l’umanità intera, ed è questo il motivo per cui cerchiamo Dio. È con questa idea in testa che sono arrivato sul Gargano». «Poche settimane fa – continua Bennet – ero in Romania, in un antico luogo chiamato Sarmizegetusa, l’Impero della Dacia, dove il popolo della Dacia che viveva tra le montagne, venerava il Sole. L’Impero Romano, per estendere il proprio dominio, distrusse l’idea di altre culture. Questo è un punto molto importante. E distruggendo il popolo della Dacia, essi distrussero la loro storia, la loro religione e la loro società. E questa non è l’unica storia, lo stesso è valso per i Maori da cui provengo, per la Cina, per l’America, per la Russia. Ci siamo dimenticati che siamo come un “millepiedi”, siamo tutti come le gambe di un’unica umanità. Il punto è che pensiamo con cervelli diversi, quindi una gamba va da una parte e un’altra va da un’altra parte e via dicendo. Siamo come la Torre di Babele, abbiamo perso il linguaggio comune per comunicare e questo fa sì che la gente si muova in diverse direzioni. Ogni potenza ha il solo interesse di essere il più forte su qualcun altro, perdendo il senso di essere un’unica anima del “millepiedi”. Noi stiamo tradendo le nostre anime, la consapevolezza della pace, centralizzati come siamo sul concetto di “potere”, il quale crea l’ego. L’unica via per la pace è essere centrati sullo “spirito”. Negli anni di Cristo nacque una nuova ideologia, quella della Cristianità e tantissimi paesi hanno assunto questa ideologia come concetto di pace, costruendo gigantesche cattedrali e chiese».
«Quando sono arrivato qui, in cerca del luogo in cui Crixus cercava la sua libertà, ho trovato un posto, a non più di 10 km da qui, sulle colline, un luogo da cui si vede tutto il mare e moltissime valli, e da questa posizione ho pensato che Crixus sarebbe stato in grado di salvarsi ed evitare la cattura. Mentre ero lì, ho guardato in basso e ho trovato qualcosa che sembra una colonna quasi del tutto seppellita dal terreno. A me è sembrata troppo definita per essere qualcosa di naturale. Poi mi sono guardato ancora attorno, ho oltrepassato una recinzione e lì ho trovato ancora pietre artefatte, probabilmente pezzi di un tempio e delle statue. Ho camminato ancora. Nella cultura Maori si dice che bisogna sempre andare verso l’alto perchè è dall’alto che si può vedere arrivare il nemico. E in questi posti la natura si reimpossessa di ciò che è accaduto, perché secondo le culture dei popoli, è in questi posti in alto che vengono uccise le persone, dove sono avvenute battaglie. La gente non tocca più questi posti perché sa che sono sacri. E qui ho detto all’amica che era con me “lì c’è stata di sicuro una civiltà”, indicando proprio l’altura di cui stavo parlando prima. Il sole stava tramontando ed era stupendo e siamo saliti fin lassù, facendoci anche male mentre attraversavamo rovi e fitti cespugli. Ma sentivamo l’energia di quel posto. Lì, guardando ciò che c’era intorno, ho avuto come l’idea di un luogo di rito pagano».
E tornando al personaggio di Crisso: «Probabilmente nel 72 a.C., l’anno in cui Crixus venne ucciso, lui raggiunse questo monte qui sul Gargano dove trovò persone pacifiche, disposte ad aiutarlo perché – spiega- guardando i ritrovamenti, di certo si è trattato di persone pacifiche, che credevano nel sole come a capo del “millepiedi”». Poi ci mostra la pietra da lui trovata, una pietra in cui lui vede un sole, probabilmente si trattava del pezzo di un muro o di un monumento, aggiungendo che questo è il posto perfetto dove si può vedere il sole sorgere ad est e tramontare ad ovest.
Manu Bennett ci parla così della sua cultura Maori e del fatto che il suo popolo crede fermamente in due parole: “NOA”, che si riferisce a tutte le cose materiali della vita, comunque nulla di sacro, e “PUA” che al contrario si riferisce a tutto ciò che è lo spirito, i muscoli, l’essere. «Quando sono stato in Romania – dice Bennett – ho eseguito l’Haka, la danza tipica dell’etnia neozelandese dei Maori (resa famosa dagli All Blacks, la nazionale di rugby della Nuova Zelanda, n.d.r.) e per farlo sono rimasto completamente nudo, perché per i Maori, nelle cose sacre non bisogna avere nulla di materiale, neanche i vestiti».
Anche sul Gargano l’attore è riuscito ad eseguire la sua Haka. L’ha fatto nei pressi di un’altura (di cui non vuole rivelarci la vera localizzazione) dove, dopo essersi assicurato di essere solo, si è denudato ed ha eseguito la danza: «E’ stato il mio spirito che mi ha spinto». L’attore ha replicato la danza anche a Ischitella, davanti ad un gruppo di persone del posto, ma questa volta senza denudarsi (guarda il video in fondo all’articolo).
Manu Bennett ci parla anche della sua vita privata e di come sia iniziata la sua carriera di attore. Ci racconta di episodi accadutigli da giovane che lo hanno profondamente cambiato – come la morte di sua madre in un incidente stradale che ha coinvolto l’attore stesso, rimasto in coma per giorni all’età di quindici anni, e la perdita del fratello poco dopo, sempre a causa di un incidente. Esperienze traumatiche che hanno segnato profondamento la vita di Bennett, ma che gli hanno permesso di “nutrire” il personaggio di Crisso in “Spartacus”. L’attore ci racconta infatti di aver reso al meglio la rivalità nella serie usando le emozioni provate ai tempi della scuola, quando si scontrava con un ragazzo aggressivo, che era il suo esatto opposto. Ma quando si risvegliò dal coma dopo l’incidente in cui era morta la madre, trovò proprio questo suo nemico ai piedi del letto in ospedale. Anche lui aveva in passato perso la madre, quindi era cattivo solo perché aveva tanta rabbia dentro. Questa esperienza l’ha riversata anche in “Spartacus”, appunto, dove il suo personaggio vive una situazione simile col protagonista: «Anche il produttore mi disse “ma cosa fai? La gente ti odierà e penserà di volerti eliminare.” Ma io gli ho detto di credere in me. E infatti nel tempo Crixus è guarito dall’odio. Passare attraverso la rabbia, il dolore, è necessario ed è ciò che occorre anche all’umanità, guarire dall’odio, sentirsi gambe dello stesso corpo, come l’idea semplice del millepiedi».
Manu Bennett è un fiume in piena: «E’ la prima intervista in cui riesco a mettere insieme in maniera completa le mie riflessioni sulla mia cultura e la mia vita. La visita di questo posto è stata decisiva». L’attore, che durante il suo soggiorno garganico è stato accompagnato alla scoperta di molti siti caratteristici del territorio, appare totalmente colpito da questi luoghi. Visitando le “Fontanelle” (un’antica sorgente di Ischitella), non resiste alla tentazione di entrare in acqua, per provare quell’inebriante sensazione di freschezza (guarda le foto in fondo all’articolo). Bennett mostra così di voler vivere l’essenza delle sue destinazioni, toccare con mano la singolarità dei luoghi e di interagire con la gente del posto, non rinunciando per esempio neanche ad una partita a carte con gli amici dell’ASD Tiro a volo Nivz di Ischitella, immortalata in un esilarante video postato dall’attore sul suo profilo Instragram.
E quando gli chiediamo se consiglierebbe questa terra come meta di vacanza, lui risponde: «Certo. Qui c’è un’energia e un’apertura incredibile. Ogni spirito disposto ad accogliere lo sentirebbe. In città, penso a Roma, Los Angeles, Londra, ovunque, ci sono sempre splendide persone, ma nelle città si perde il contatto umano in mezzo ai rumori. I Maori li chiamano “people of the land”, i maori non capirebbero la denominazione “people of the city”, perché la città è una sovrastruttura. La terra è invece qualcosa che appartiene agli uomini. E questa è stata anche la grande diatriba tra la Monarchia inglese e il popolo Maori quando è stato sottomesso».
Infine, parlando della sua popolarità, non nasconde un po’ di imbarazzo quando gli chiediamo quale sia la sua reazione di fronte alle riviste che lo definiscono uno degli attori più sexy delle serie tv: «Beh, devo dire grazie ai miei genitori. Sono consapevole di essere entrato in un meccanismo di questo tipo, per i personaggi che interpreto, il fisico atletico, e so che la vista porta a fare considerazioni sull’aspetto, la bellezza, il colore della pelle. In realtà però a volte vorrei essere cieco. Pensa se lo fossimo. Potremmo scegliere il compagno della nostra vita in base all’aspetto? No di certo. Si considererebbero altri sensi, si ascolterebbe di più, si presterebbe più attenzione ai toni con cui si parla. Questo mi interessa maggiormente».
L’intervista è stata realizzata il 7 luglio 2019 presso il B&B “Beatrice” a Ischitella (FG). Ringraziamo Manu Bennett per la sua estrema disponibilità. Si ringranzia inoltre per la preziosa collaborazione l’interprete Antonella Del Viscio e i ragazzi che hanno accompagnato l’attore durante il suo soggiorno nel Gargano: Antonio D’Avolio, Raffaella Cannarozzi e Michele Morsilli.
La Redazione
Di seguito alcune foto che ritraggono Manu Bennett durante il suo soggiorno a Ischitella e il video in cui l’attore esegue l’Haka, davanti ad un suggestivo panorama
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Questa intervista é eccezionale. Veramente tantissimi complimenti