Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Nov 25, 2019 Redazione Economia 0
Il presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia commenta le prese di posizione espresse dal ministro Teresa Bellanova nell’incontro che si è svolto domenica 24 novembre a San Severo e tutto campo su furti nelle campagne, caporalato, prezzi al ribasso
SAN SEVERO (Fg) – “Per la prima volta dopo tanti anni abbiamo sentito un ministro esprimere vicinanza reale agli agricoltori colpiti dalla criminalità organizzata. A San Severo, il Ministro Bellanova ha posto le basi per affrontare in modo diverso e più efficace il fenomeno dei furti e degli atti intimidatori nelle campagne e contro le aziende agricole. Anche sul caporalato, finalmente, il Governo dà segno di capire che ridurre tutto alla criminalizzazione di un intero comparto non è affatto la strada giusta”. E’ Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia, a commentare le prese di posizione espresse dal ministro Teresa Bellanova nell’incontro che si è svolto domenica 24 novembre a San Severo.
Puglia sotto attacco. Proprio a San Severo, ignoti hanno volutamente causato lo sversamento di migliaia di ettolitri di mostro, causando un danno di circa 2 milioni di euro ai soci dell’Antica Cantina. E’ l’episodio più clamoroso degli ultimi mesi, ma in questo periodo si sono susseguiti in tutta la puglia furti e tentativi di furto durante la raccolta delle olive in tutte le province, soprattutto nel Barese e nel Foggiano. Ancora prima, però, il problema aveva riguardato la raccolta dei melograni, con diversi “colpi” messi a segno e intere produzioni andate perdute. Furti a ripetizione, in questi e negli scorsi mesi, si sono verificati non solo in Capitanata ma anche nel Barese e in tutte le altre province pugliesi.
La criminalità ha messo le mani su intere produzioni, attrezzature e mezzi agricoli. “Garantire sicurezza nelle campagne significa consentire lo sviluppo di un settore trainante dell’economia del nostro territorio”, ha dichiarato Carrabba. Quotidianamente gli agricoltori e gli addetti ai lavori nei campi sono vittime di ripetuti furti di prodotti agricoli, mezzi e attrezzature agricole, cavi di rame, quadri elettrici, pannelli fotovoltaici, capi di bestiame, con danneggiamenti agli impianti irrigui. Frequentemente, gli agricoltori rinunciano a denunciare per paura di ritorsioni. Spesso, soprattutto nel periodo della raccolta delle produzioni, sono costretti a organizzarsi in vere e proprie ronde per controllare le produzioni o comunque a sostenere ulteriori costi facendo ricorso alla vigilanza privata.
Agricoltori criminalizzati. “Sul caporalato deve essere chiara una cosa: criminalizzare l’agricoltura è una follia, oltre che una cosa assolutamente ingiusta: in Puglia, il comparto primario dà lavoro a 90mila addetti, vale a dire l’ex Ilva moltiplicata 7 volte e mezzo. Se, tutti insieme, facciamo funzionare il sistema pubblico, allora possiamo sconfiggere il caporalato. Lo ribadiamo: servono risposte ed efficienza sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro; occorre intervenire sui servizi per il trasporto; è necessario, infine, garantire redditività agli agricoltori, riequilibrando i rapporti di forza con la parte industriale e la Grande Distribuzione Organizzata. Lo abbiamo detto al Ministro Bellanova, che concorda con noi: bisogna contrastare la piaga del sottocosto, dello svilimento assoluto del lavoro degli agricoltori che viene messo sotto i piedi da chi propone sulle sue bottiglie la dicitura ‘olio extravergine di oliva’ vendendolo a 2, 3 o 4 euro. La stessa cosa vale per l’uva da tavola, gli agrumi, gli ortaggi e i legumi. Così distruggeranno l’agricoltura”.
Spogliare i caporali della posizione di potere che è data loro dalla gestione e distribuzione della manodopera: questo, secondo la CIA Agricoltori Italiani della Puglia, è il punto nodale della questione. Per CIA Puglia, inoltre, sottacere la questione del giusto reddito per i produttori è un’ipocrisia, oltre che un boomerang. Tutta la filiera deve trovare un punto di equilibrio che assicuri un compenso equo al lavoratore e il riconoscimento di un prezzo remunerativo per il prodotto raccolto. Bisogna trovare il modo affinché questo problema sia affrontato strutturalmente, impedendo alla GDO di determinare prezzi al ribasso.
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