Ultimo aggiornamento 24 Gennaio 2021 - 14:51
Ott 07, 2015 Redazione Il resto dell'Italia 0
La tariffa più conveniente non sarà più esclusiva dei grandi portali online. La reazione di Booking: “E’ un danno per i clienti e i piccoli alberghi”.
Fino ad oggi chi trovava una stanza di albergo su Booking, poteva essere certo di una cosa: la tariffa indicata dal portale, leader mondiale delle prenotazioni alberghiera, era la più bassa del mercato. Ora però le cose cambiano. Presto, infatti, gli albergatori potranno fare ai loro clienti prezzi inferiori rispetto a quelli proposti dagli intermediari, anche online.
A stabilirlo è l’emendamento Booking, così come è stato ribattezzato, di Tiziano Arlotti (Pd) al ddl concorrenza che ieri è stato approvato quasi all’unanimità dall’Aula della Camera e che di fatto fa decadere la cosiddetta “parità tariffaria”, in gergo “parity rate”.
La “parity rate” è la clausola contenuta nei contratti tra siti di prenotazioni e hotel che vincola gli alberghi a non offrire, sia online che off line, le proprie camere a prezzi e condizioni migliori rispetto a quelle inserite sui grandi portali di prenotazione delle agenzie di viaggio online, come Booking .
Una clausola questa che non è mai piaciuta alle associazioni di categoria e in particolare alla Federalberghi, che nello scorso giugno è arrivata a fare ricorso al Tar Lazio contro la parity rate, per poi sollecitare, a fine settembre, il Parlamento a intervenire “celermente”, sostenendo che la clausola è un capestro che favorisce le piattaforme di prenotazione online.
Detto, fatto. La Camera ieri ha stabilito che la tariffa più conveniente non sarà più esclusiva dei grandi portali online. L’emendamento introduce una regola che vale per tutti gli operatori sul mercato: gli albergatori potranno vendere le camere offrendo sui propri siti internet un prezzo più basso rispetto a quello proposto (sono sempre loro a deciderlo, questo occorre ricordarlo) tramite Booking e compagnia.
Una legge simile, la legge Macron, è in vigore anche in Francia dal 6 agosto di quest’anno. Anche in Germania vigono le medesime regole, in seguito ad una decisione dell’Autorità Antritrust, adottata nel dicembre 2013.
Naturalmente la decisione della Camera non è piaciuta a Booking che parla di “danno per i clienti e per i piccoli alberghi”.
“Il 90% dei nostri clienti – spiega Andrea D’Amico, Regional Director Italia di Booking – è fatto di strutture con meno di 30 camere che a differenza degli alberghi internazionali non hanno possibilità di fare investimenti per la visibilità che facciamo noi al posto loro e quindi saranno i primi a essere danneggiati. Avere tariffe competitive è essenziale al nostro servizio e comunque, qualsiasi sia la decisione del Parlamento, continueremo ad impegnarci in questo senso”.
Cosa cambierà da domani in Italia? Ancora niente per ora perché bisognerà aspettare l’approvazione del Senato. Allora però, la norma che sulla parità tariffaria, contenuta nei contratti tra Booking e gli hotel, sarà nulla e ci si potrà aspettare di vedere offerte migliori sui singoli siti degli alberghi.
Gli utenti intanto potranno prepararsi a giocare con un po’ di furbizia quando dovranno prenotare una camera d’albergo. Sarà sempre utile sfruttare i grandi portali prenotazioni online per valutare i prezzi dei soggiorni, ma prima di procedere con la prenotazione, potrà tornare vantaggioso visitare il sito della struttura oppure contattarla telefonicamente.
La Redazione
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