Ultimo aggiornamento 17 Dicembre 2021 - 13:38
Ott 03, 2015 Redazione Il resto dell'Italia 0
La rivelazione che scuote il Vaticano arriva alla vigilia del Sinodo sulla famiglia dove si discuterà anche del posto che gli omosessuali possono avere all’interno della dottrina della Chiesa cattolica.
Krzysztof Charamsa, una vita dedicata a Dio e alla Chiesa cattolica. Quando è stato ordinato sacerdote, dopo quattro anni di seminario in Polonia, aveva appena 25 anni. Oggi Krzysztof di anni ne ha 43 ed è ufficiale della Congregazione per la Dottrina della fede, segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale vaticana e docente alla Pontificia università gregoriana e al Pontificio ateneo Regina apostolorum. Oggi Monsignor Charamsa si confessa: è gay e ha anche un compagno.
A dichiararlo è stato lui stesso, in un’intervista al Corriere della Sera, con la chiara consapevolezza delle conseguenze a cui andrà incontro:
«Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, con un compagno, felice e orgoglioso della propria identità. Sono pronto a pagare le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l’astinenza totale dalla vita d’amore, è disumana».
Un outing questo che potrebbe costare a Monsignor Charamsa la riduzione allo stato laicale e probabilmente una scomunica, ma lui assicura che a dargli la forza di parlare è stata propria la sua fede:
«Arriva un giorno che qualcosa si rompe dentro di te, non ne puoi più. Da solo mi sarei perso nell’incubo della mia omosessualità negata, ma Dio non ci lascia mai soli. E credo che mi abbia portato a fare ora questa scelta esistenziale così forte, forte per le sue conseguenze, ma dovrebbe essere la più semplice per ogni omosessuale, la premessa per vivere coerentemente, perché – ha aggiunto – siamo già in ritardo e non è possibile aspettare altri cinquant’anni».
Ecco perchè ha scelto di dire alla Chiesa chi è veramente, confidando anche nell’apertura mentale di Papa Francesco:
«Lo faccio per me, per la mia comunità, per la Chiesa. E’ anche mio dovere nei confronti della comunità delle minoranze sessuali. Nella Chiesa non conosciamo l’omosessualità perché non conosciamo gli omosessuali. Li abbiamo da tutte le parti, ma non li abbiamo mai guardati negli occhi, perché di rado essi dicono chi sono. Vorrei con la mia storia scuotere un po’ la coscienza di questa mia Chiesa. Al Santo Padre rivelerò personalmente la mia identità con una lettera».
La rivelazione di Charamsa arriva proprio a poche ore dall’avvio del Sinodo sulla famiglia voluto da papa Francesco e non è un caso:
«Vorrei dire al Sinodo che l’amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità. Ogni persona ha diritto all’amore e quell’amore deve esser protetto dalla società, dalle leggi. Ma soprattutto deve essere curato dalla Chiesa».
La Redazione
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